Il sistema finlandese: tutto quello che dovremmo imparare

Bambini e ragazzi che giocano in cortile in piena libertà, apparentemente senza controllo. Questa è la prima cosa che colpisce all’arrivo in una scuola finlandese.

Poi la seconda sorpresa: l’incontro con i due dirigenti della scuola visitata, quella di Hämeenlinna. Si tratta di Joni Tikkala e Kristiina Hannula. L’istituto comprensivo è infatti molto grande per lo standard finlandese (oltre 700 alunni) e, per le norme vigenti in Finlandia, la dirigenza si sdoppia se la scuola supera i 300/400 studenti.

Questo è il primo elemento di qualità: una scuola a misura di studente e di docente dove il dirigente può intessere relazioni “vere” e significative e avere controllo dei processi in atto.

I coffee break nelle sale scolastiche accoglienti e su poltrone comode, le lezioni tenute dagli insegnanti e un confronto con i dirigenti mi ha permesso, insieme alla dirigente Luisa Bartoli e ad altri tre insegnanti, di mettere in evidenza almeno quattro aspetti qualitativi del sistema finlandese:

1. L’integrazione armoniosa dell’approccio dialogico e della didattica per competenze nella pratica educativa.
La centralità delle competenze emerge senza la necessità delle teorizzazione delle competenza stesse. Si lavora per competenze e la teoria emerge da una pratica che funziona.

 2. Insegnanti giovani e preparati
La preparazione dei docenti unita alla giovane età media degli stessi, una omogeneità anche anagrafica.

3. Il rapporto dirigenti – insegnanti
In particolare il rapporto di fiducia, il dialogo aperto con il docente fin dal momento iniziale della selezione e reclutamento. Tutto è facilitato dalla formazione di base garantita. Scegliere il docente secondo il bisogno e le competenze altre, oltre a quelle strettamente disciplinari e le motivazioni del docente stesso.

4. Il clima
Il lavoro si svolge in bel clima senza eccessive preoccupazioni anche per la ridotta parte burocratica e amministrativa di cui i docenti devono occuparsi avendo così più spazio perla didattica e per la relazione con gli allievi.

Quello finlandese è un sistema semplice e concreto, per alcuni versi adottabile anche qui in Italia. L’unica reale differenza sta nelle infrastrutture su cui può contare la Finlandia: spazi, sussidi di ogni genere, arredi ad hoc, strutture, la formazione dei docenti, la loro selezione. Un esempio su tutti è l’estrema cura degli ambienti educativi, mai arredi raffazzonati e mai ambienti di risulta come spesso accade da noi, dove la scuola si deve adeguare agli spazi che ha a disposizione. “Pero ora questo è difficilmente realizzabile in Italia, ma potremmo, con un po’ di creatività, adattare meglio i nostri ambienti, renderli più accoglienti e più didattici cambiando la nostra organizzazione – afferma Luisa Bartoli – su questo punto noi siamo ancora molto indietro”.

I docenti possono poi contare su una base educativa in ingresso grazie all’alleanza con la famiglia e alla cultura ancora contadina. La nostra scuola invece deve sobbarcarsi compiti di educazione di base che una volta erano assicurati dalla famiglia e dalla società. I finlandesi hanno chiari valori di riferimento: la fiducia, il rispetto personale e per le istituzioni, la libertà, l’autonomia.

Cosa si potrebbe replicare nelle nostre scuole? Un aumento della flessibilità didattica-organizzativa con il superamento della classe e il lavoro di gruppi e sottogruppi in equipe. Grazie alle pratiche dialogiche si possono migliorare il rispetto e la fiducia reciproca tra docenti. E poi una riorganizzazione degli spazi, magari iniziando con il sistemare i banchi in isole.

© RIPRODUZIONE RISERVATA