Nube tossica di Pomezia: uno zero di troppo che manda in tilt le mense scolastiche

Poco più di una settimana fa l’incendio di Pomezia aveva messo in apprensione anche la capitale a causa della nube tossica che aveva sorvolato il territorio a sud di Roma.

Nella concitazione di quei momenti il comune di Roma, basandosi erroneamente su un comunicato del sindaco di Pomezia, aveva disposto il divieto del consumo di derrate alimentari provenienti da zone comprese in un raggio di 50 chilometri dalla zone dell’incendio.

Era evidente l’errore e poche ore dopo lo stesso comune correggeva la comunicazione e precisava che il divieto era riferito non a 50 bensì a 5 chilometri da Pomezia.

L’errore di comunicazione, però, aveva già provocato reazioni in molte scuole dove i genitori avevano chiesto verifica sugli alimenti utilizzati nelle mense scolastiche delle scuole primarie e dell’infanzia.

A farne le spese sono stati molti dirigenti scolastici che hanno ricevuto richieste pressanti, minacce di denuncia e diffide per accertare, anche di persona, la qualità delle derrate alimentari e soprattutto la loro provenienza.

Nella capitale i servizi di mensa sono in parte autogestiti dalle scuole (che si avvalgono di aziende scelte con regolari gare di appalto) o direttamente dal Comune.

Ma i genitori agguerriti sembra non siano andati troppo per il sottile e non hanno chiesto verifiche al Comune gestore dei servizi di mensa, bensì ai capi d’istituto delle scuole in cui si svolge il servizio di mensa.

Chiarita la questione dello zero di troppo, è rimasto, comunque, il malcontento da parte di alcuni genitori irriducibili. Insomma, si è disciolta prima la nube tossica della polemica sulle mense.