Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Le cause del braccio di ferro tra Istruzione e Tesoro

In questo rapporto di forze sbilanciato pesano certamente origini lontane. Le Finanziarie degli anni scorsi prevedevano tagli complessivi del 4% di organico, ma nei fatti alla fine i docenti aumentavano di numero pur in presenza di una quantità di alunni sostanzialmente stabile.
Ma non hanno certamente contribuito a rafforzare il peso negoziale dell’amministrazione scolastica certi balletti di cifre, come ad esempio sugli insegnanti di sostegno, che sarebbero oggi ben 75 mila, cioè 18 mila in più rispetto al target di 57 mila previsto per il 2001-02 e confermato dal decreto interministeriale del 19 febbraio scorso sugli organici 2002-03 (sembra infatti che rispetto ai 68 mila censiti nei quadri ministeriali, ne siano saltati fuori altri 7 mila); né ha aiutato nei rapporti già tesi con il team di Tremonti la mancanza di cifre puntuali riguardo all’attuazione dell’art. 3 del decreto legge n. 255/2001, che avrebbe comportato un incremento di circa 10 mila docenti, del quale sembra che il Miur si sia accorto solo dopo che il Tesoro aveva fatto notare che stava liquidando un numero di stipendi maggiore rispetto alle tabelle di organico di diritto definite dall’Istruzione.
Insomma, la domanda che si pone oggi più di ieri, a questo punto è un’altra e va ben oltre la questione delle mancate assunzioni: saranno possibili le grandi riforme e i grandi impegni per rilanciare la scuola se a decidere, anziché il ministro dell’Istruzione, è il ministro dell’Economia?

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