Iscrizioni 2020-2021: prosegue la marcia del liceo scientifico

Il Ministero dell’Istruzione ha reso noti i risultati provvisori delle scelte di scuola secondaria superiore per l’anno scolastico 2020-2021 effettuate online dalle famiglie dal 7 al 31 gennaio.

Si registrano leggeri scostamenti rispetto all’anno scorso: prosegue la crescita del liceo scientifico, che passa dal 25,5 al 26,2% del totale degli iscritti, in lieve decremento gli istituti tecnici (dal 31% al 30,8%) e il liceo classico (dal 6,8 al 6,7%) e in diminuzione un po’ più sensibile gli istituti professionali (dal 13,6% al 12,9%).

Nessuna sorpresa dunque, ma non si può non notare che le preferenze espresse dalle famiglie continuano a risentire assai poco degli sforzi compiuti dal Ministero e da altri soggetti influenti come Confindustria per rafforzare le iscrizioni agli istituti tecnici e al liceo classico tramite campagne di stampa e iniziative come la Notte del liceo classico. Sforzi effettuati nel tempo da governi di segno politico diverso, ma che non hanno frenato la crescita dell’istruzione liceale nel suo complesso (licei classici più scientifici più linguistici più scienze umane più artistici), giunta al 56,3% delle domande a scapito di quella tecnico-professionale (43,7%), che agli inizi del XXI secolo raccoglieva circa il 60% delle iscrizioni al primo anno.

Un decremento lento e progressivo al quale hanno contribuito diversi fattori: dalla maldestra licealizzazione degli istituti tecnici effettuata dalla riforma Moratti (2003-2006) alla crisi di identità degli istituti professionali, passati da uno status di pieno riconoscimento come percorsi quinquennali di scuola secondaria, raggiunto negli anni Novanta con il ‘Progetto 92’, a una incerta condizione di ibridazione tra la formazione scolastica e quella professionale.

Sul mancato rilancio dell’istruzione tecnica ha anche pesato il fallimento dei tentativi di varare anche in Italia un sistema di istruzione tecnica superiore parallelo e competitivo con quello accademico, sul modello delle Fachhochschulen tedesche. Un modello delineato dalla commissione Brocca soprattutto nella sua fase iniziale (1988-1990), poi successivamente oggetto di un progetto di sperimentazione avviato dal Miur nel 2003-2004 e arenatosi, sostanzialmente, per l’opposizione del mondo accademico (lo stesso che nel 1990 impedì all’allora ministro Ruberti di realizzare i Diplomi Universitari triennali di ingegneria in parallelo anziché in sequenza con quelli quinquennali).

Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) sono stati una risposta corretta, ma parziale, tardiva e ancora circoscritta (poche migliaia di iscritti) all’esigenza di differenziare, anche in Italia, l’offerta di istruzione terziaria sul versante della formazione superiore a carattere applicativo (una risposta sulla quale puntare e investire di più). Anche questo spiega la scarsa attrattività e il continuo declino dell’istruzione tecnica a livello di scuola secondaria.