Il coraggio di cambiare: la scuola digitale segna un nuovo inizio

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Abbiamo detto che la terza idea guida che dovrebbe essere posta alla base della riprogettazione del sistema di istruzione italiano post Covid-19, accanto a quelle di inclusione e personalizzazione, è la digitalizzazione degli strumenti e dei processi formativi, che può rendere concretamente possibile la realizzazione di itinerari individualizzati e personalizzati pienamente inclusivi in presenza e a distanza, online e offline.

Una prospettiva della quale parlava da anni Roberto Maragliano, già docente di Tecnologie dell’Istruzione e dell’Apprendimento presso l’Università Roma Tre, tra i più noti e autorevoli studiosi italiani di e-learning, ma che solo ora ha preso corpo, quando la chiusura delle sedi fisiche delle scuole ha aperto la strada alla Didattica a Distanza e ha fatto scoprire a milioni di alunni, insegnanti e famiglie che si può fare scuola anche senza didattica frontale, lezioni ripetitive, voti, ma piuttosto attraverso la co-costruzione collaborativa e la condivisione, e che è possibile, e anzi vantaggioso abbandonare la logica lineare dei manuali e dei tradizionali testi scritti per sostituirla con un approccio multimediale e interdisciplinare, con il superamento della classica ripartizione in materie, ore, classi, per dar luogo a percorsi individuali e di gruppo molteplici, plurali, aperti e soprattutto tali che gli studenti imparino a imparare.

Anche Giuseppe Bertagna, docente di Pedagogia all’università di Bergamo, in un suo recente intervento auspica che si possa “finalmente rompere il marchingegno buro-amministrativo-sindacale-organizzativo delle ‘classi’ e delle ‘sezioni’”, per passare ad un’organizzazione della scuola nella quale ogni docente sia “tutor personale di un gruppo contenuto di studenti” (ne propone 9) “per accompagnarli e orientarli in maniera personalizzata nel percorso formativo in presenza e soprattutto a distanza” e che sia “con i colleghi, attraverso gli organi progettuali di istituto, titolare di insegnamenti e attività in presenza basati didatticamente su flessibili gruppi di livello, di compito, di progetto, oltre che elettivi, non necessariamente coincidenti con gli studenti di cui è tutor”.

Un cantiere aperto, insomma, che deve lasciare spazio alle scuole e agli insegnanti che guardano al futuro, senza inutili rimpianti per quello che la scuola è stata finora, nel bene e nel male.

Su questi temi Tuttoscuola è tornata più volte, anche prima dell’esplosione dell’epidemia (si veda, a questo proposito, l’ampia analisi intitolata “Azzolina e la scuola Cenerentola”, datata 3 gennaio 2020), e successivamente con una serie di articoli tra i quali segnaliamo per la loro stretta attualità  quelli del professore Roberto Franchini.

La nostra rivista è aperta a tutti i contributi che possono servire a costruire il nuovo identikit della scuola italiana, come abbiamo cercando di definirlo: per una scuola (realmente) inclusiva, personalizzata, digitale.