I docenti italiani, un esercito…in calo

I docenti, di ruolo o supplenti annui, in servizio nelle scuole statali nel 2001-02 sono stati più di 830 mila; l’anno scorso sono scesi di poche migliaia (827.231): quest’anno potrebbero diminuire ulteriormente attestandosi sotto le 820 mila unità.
Al ministero dell’istruzione sperano di scendere fino a 811 mila insegnanti, se molti degli spezzoni di cattedra da coprire con supplenza potranno essere accorpati su una sola nomina.
Il rapporto alunni/insegnanti ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_115-2.doc ) fatica notevolmente a salire, nonostante l’obiettivo del ministro Moratti (programma presentato alla Camera nel luglio 2001) di modificarlo radicalmente per portarlo gradualmente ai livelli europei. Per il nuovo anno si prospetta ancora una volta al di sotto di 10 (alunni per insegnante): con tutta probabilità il rapporto sarà quest’anno di 9,37 alunni per ogni insegnante. L’anno scorso era stato di 9,21 e l’anno procedente (primo dell’era Moratti) di 9,16 – la punta più bassa degli ultimi anni.
Ma qual è il rapporto medio alunni/insegnanti in Europa? Intorno a 13 studenti per ogni docente. In Italia, con l’attuale popolazione scolastica, per arrivare a questo parametro si dovrebbe ridurre l’organico di circa 230 mila unità, vale a dire di quasi il 30%.
Nella scuola paritaria la situazione è lievemente superiore: 10,43 come media nazionale complessiva, con gli istituti superiori che registrano un rapporto di 4,39 studenti per professore, mentre all’opposto nelle scuole dell’infanzia – dove spesso vi è un’insegnante unica per sezione – il rapporto supera il 15. Un dato, quest’ultimo, più che… europeo.
In realtà il rapporto alunni docenti non può essere valutato in chiave ragionieristica. Occorre verificare le condizioni di contesto del funzionamento della scuola per rendere i dati confrontabili. La media di studenti per classi dipende da molti fattori: la media europea andrebbe corretta e ponderata con i parametri forniti dal monte ore di impegno dei docenti e degli alunni, dal livello di inserimento degli alunni portatori di handicap, dalla quantità e dalla qualità dei laboratori presenti nella scuola, dalla dimensione e dall’ubicazione della scuola, dalla conformazione del territorio, dalla dimensione dei comuni (oltre i due terzi dei comuni italiani hanno una popolazione inferiore ai mille abitanti).