Fuori i seggi elettorali dalla scuola. Sarà la volta buona? Gelmini: ‘Bloccare le lezioni a settembre sarebbe follia’

Basta utilizzare le scuole come seggi elettorali? Per oltre vent’anni, sempre più sommessamente, dal mondo politico sono ritualmente venute proposte di escludere le scuole come sede di seggio. Questa volta, però, le proposte sono arrivate, numerose e insistite, da diversi esponenti del mondo politico e da rappresentanti delle istituzioni, rendendo autorevole e teoricamente credibile siffatta ipotesi. “Bloccare le lezioni, a settembre, dopo pochi giorni “sarebbe una follia. Una beffa diabolica. Uno stop rovinoso, dopo il disastro dell’anno scolastico amputato dall’emergenza Covid” dichiara intanto Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un’intervista a “Il Giornale”.

“Le scuole sono chiuse dal 5 marzo e non riaprirebbero prima del 24 settembre. Salterebbe di fatto l’inaugurazione del 14 settembre, la data stabilita sulla carta per il primo giorno di lezioni. Proprio per effetto dell’epidemia è stato reintrodotto il voto, invasivo e ingombrante, spalmato su due giorni: il 20 e 21 settembre – continua Gelmini -. Accelerare lo scrutinio? Impossibile. Bisogna prevedere la sanificazione degli ambienti, prima e dopo i conteggi. Poi c’è la complessità del voto: la conta per le sei Regioni chiamate alle urne comincia il martedì, ancora c’è la competizione per eleggere i sindaci di moltissimi Comuni sopra i 15mila abitanti. E sullo sfondo dobbiamo tener presente pure i ballottaggi.  La mia proposta è che i seggi emigrino altrove. Nei palazzetti dello sport, nelle palestre, dove si può. La norma prevede che si voti negli edifici pubblici. Negli Usa, per fare un esempio, si adempie al dovere democratico dappertutto. Le location adatte si possono trovare: le caserme dismesse, gli uffici postati, altri edifici. Non solo. Con il trasloco non ci sarebbero problemi nel celebrare in una data diversa il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari, come chiedono i promotori”.

Ricordiamo che delle 51.041 sedi scolastiche statali risultanti dall’anagrafica del portale dati MI (a volte inserite in un medesimo edificio) sono da anni sede di seggio per le elezioni politiche e amministrative non meno di due terzi, cioè circa 34 mila, in cui sono ospitati circa 5 milioni di alunni.

Quasi una volta all’anno in Italia tra elezioni politiche, amministrative o referendarie, ballottaggi compresi, quelle scuole diventano sede di seggio e mediamente per 4-5 giorni le lezioni vengono sospese per consentire allestimenti di seggi e sanificazione di locali. Ben venga, quindi, almeno l’election day.

Ma è sempre la scuola ad essere sacrificata per ospitare le elezioni, importante esercizio di democrazia del Paese. Ovviamente nessuno si sognerebbe, per fortuna, di utilizzare come sedi di seggio altre strutture pubbliche, come, ad esempio, gli ospedali.

La mancanza di ricerca alternativa alle scuole testimonia lo scarso peso che implicitamente viene dato al servizio scolastico e alla offerta formativa che pur è di pari peso ad altri valori costituzionalmente previsti.

Tra le prime ipotesi che a ruota libera corrono sul web alla ricerca di soluzioni alternative ai seggi delle scuole c’è anche quella di utilizzare le palestre o gli spazi cortilivi delle scuole. Una simile ipotesi non sarebbe alternativa e condizionerebbe, comunque, il regolare svolgimento delle attività scolastiche.  

Spetta, tuttavia, ai Comuni, d’intesa con le Prefetture, cercare e trovare soluzioni alternative.

Poiché le elezioni quasi certamente si terranno il 20-21 settembre prossimo, l’alternativa ai seggi nelle scuole va attuata subito, anche perché le modifiche della sede di seggio comporta il rifacimento dei certificati elettorali di 51 milioni di elettori.