Coronavirus e vincolo quinquennale. Soprassedere all’applicazione?

Quando nei mesi scorsi il decreto legge ‘salva precari’, convertito dalla legge 159/2019, aveva imposto sorprendentemente il vincolo quinquennale di permanenza nella scuola di prima nomina per i docenti immessi in ruolo, avevamo apprezzato il coraggio che sapeva di sfida ai sindacati (è previsto che quella disposizione non può essere disapplicata da alcun contratto).

Avevamo condiviso il principio di questo blocco a favore della continuità didattica che anteponeva il diritto degli alunni agli interessi del personale, ma eravamo rimasti un po’ perplessi per la durata del vincolo quinquennale (forse un triennio sarebbe bastato).

L’effetto di un siffatto blocco prolungato potrebbe essere quello di dissuadere molti ad accettare la nomina, rinunciando al ruolo, soprattutto in sede lontana da casa: un effetto certamente non voluto ma forse non considerato dai parlamentari proponenti.

L’emergenza del covid-19 sta ora acuendo questo rischio di propensione alla rinuncia. Occorre provvedere per creare una condizione di serenità per le scelte.

Può sembrare intempestivo parlarne in questo momento, ma, poiché i tempi delle decisioni non sono mai brevi, occorre dare un segnale certo molto per tempo.

Potrebbe esserci, ad esempio, la sospensione temporanea del blocco proprio in ragione dell’attuale emergenza sanitaria che, come possiamo già immaginare, lascerà molti strascichi anche in ambito familiare dopo il suo superamento.

A fine anno ci sarà, come sempre, un provvidenziale decreto mille proroghe, ma, se proroga del blocco dovesse esserci, sarebbe meglio deciderlo prima, molto prima, proprio per evitare la tentazione della rinuncia.