Trasparenza: il Miur apre o chiude?

Conoscere i dati del sistema di istruzione non è mera curiosità: significa partecipare e contribuire in qualche modo a rilevarne potenzialità e criticità, a migliorare la scuola. Al contrario, la non trasparenza consente di detenere il potere di chi ne dispone.

Ogni anno il Miur raccoglie milioni di dati, una miniera vera e propria che, per la maggior parte, resta purtroppo chiusa negli archivi.

Ma tra poco, in nome della trasparenza, le cose cambieranno o, per essere più prudenti, dovrebbero cambiare, come dice la ‘Buona Scuola’: “Il Ministero lavorerà per fare in modo che già entro la fine dell’anno sia pubblicata una parte quantitativamente e qualitativamente molto rilevante di dati raccolti per scopi amministrativi e gestionali” e ancora: lanceremo in autunno il primo hackathon sui dati del Ministero, dalle stanze del Ministero”.

L’autunno è già arrivato e la fine dell’anno si avvicina a grandi passi, ma di quella trasparenza dei dati che giacciono negli archivi informatici del Miur non c’è ancora traccia visibile né annunci di una loro imminente pubblicazione, nonostante l’impegno della Buona Scuola: “Questi (dati) saranno pubblicati in formato aperto e con la maggiore granularità possibile. Non è un lavoro semplice, perché le nostre banche dati non erano state costruite, nel tempo, per essere pubbliche.”

Sarà, ma a tutt’oggi segnali di cambiamento non se ne vedono. Anzi, sembra che il nuovo direttore generale dei sistemi informativi abbia disposto l’embargo di tutti i dati verso l’interno e l’esterno del palazzo. Se fosse vero sarebbe un segnale contrario all’affermazione solenne della Buona Scuola, secondo cui: il tempo di aprire il Ministero è arrivato.

Per il momento, insomma, le pareti del palazzo non sono trasparenti: uno strato spesso e grigio non consente di vederne l’interno. Quando verrà rimosso?