Indagine Ocse-Talis, letture differenti tra politici e sindacati…

Questo pomeriggio si susseguono commenti ai dati del rapporto Ocse-Talis, da cui emerge una classe docente di insegnanti soddisfatti, poco valorizzati e anziani rispetto a quelli degli altri paesi presi in esame (cfr. Insegnanti italiani vecchi, motivati, frustrati)

Dopo avere già esaminato la presa di posizione del ministro Stefania Giannini, vediamo anche le altre.

Elena Centemero, responsabile nazionale Scuola e Università di Forza Italia scrive in una nota che “l’OCSE conferma che la scuola italiana è vecchia quanto ad età degli insegnanti e scarsa nella capacità di valorizzare la professionalità dei docenti. Di fronte a questi dati, dobbiamo porci due domande: di chi è la responsabilità? E come mai i sindacati continuano a voler mantenere l’attuale sistema di reclutamento con graduatorie ad esaurimento che hanno creato solo precariato? E’ necessario introdurre un nuovo modello di formazione e di assunzione dei docenti, con concorsi biennali sui posti effettivamente disponibili, così da evitare la creazione di graduatorie, con uno stretto collegamento al territorio e con la possibilità per le scuole di scegliere i docenti in base alle competenze, alla formazione e alle esperienze maturate“.

Diversa naturalmente la lettura dei dati da parte del segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna: “Sono due gli elementi su cui rivolgere l’attenzione nell’indagine Ocse – Talis condotta quest’anno. Il primo riguarda la soddisfazione per il proprio lavoro: il 94 % degli insegnanti italiani (al di sopra della media internazionale del 91%) è soddisfatto di ciò che fa. Gli insegnanti sanno di essere partecipi del percorso educativo e formativo dei ragazzi,  di essere protagonisti di una importante funzione, questo dà loro grande soddisfazione. (…) E’ una grande opportunità. Chiunque potesse contare su un capitale umano così  soddisfatto della propria professione, lo dovrebbe considerare una vera risorsa”.

Di Menna prosegue con l’evidenziare il secondo elemento: “Gli insegnanti italiani, contenti del loro lavoro, non percepiscono invece, il riconoscimento da parte della società. Il dato è presente in tutti i Paesi del mondo, dove la richiesta di maggiore considerazione è diffusa ma in Italia va oltre la media (è pari all’88%) al punto da rappresentare una vera emergenza. Gli interventi che il Governo deve fare per rilanciare il Paese e rispondere all’emergenza educativa che c’è, è quello di dare fiducia alla scuola e sostenerla”.

Per motivare gli insegnanti, Di Menna indica “tre strade concrete da percorrere”: partire dalla scuola, negli interventi di modernizzazione del Paese, deburocratizzare la scuola, e trasformare il “Ministero dell’istruzione da attuale organo gestionale e amministrativo in organo di monitoraggio e di supporto tecnico alle scuole”.

Anche la Gilda degli Insegnanti pone la propria attenzione sulle caratteristiche di ampia soddisfazione e scarsa motivazione del corpo docente: “L’indagine Talis dell’Ocse conferma quanto emerso dal sondaggio realizzato per noi dalla Swg un anno fa: i docenti italiani sono soddisfatti del loro lavoro, ma ritengono che l’insegnamento non sia valorizzato nella società”. Secondo la Gilda, “le leve su cui agire per valorizzare gli insegnanti italiani sono due: stipendi più alti e un coinvolgimento più attivo sia nelle decisioni assunte all’interno delle scuole in cui lavorano, sia in quelle adottate dalla politica”.

L’aspetto curioso dei commenti pervenuti finora è che, mentre i politici focalizzano la loro attenzione sulla nota dolente dell’anzianità del corpo docente, quelli dei sindacati si concentrano sulle caratteristiche che gli insegnanti percepiscono del loro lavoro.