La dirigenza quarto potere che frena lo sviluppo?

Nelle dichiarazioni di diversi partiti al termine della consultazione al Quirinale per la formazione del nuovo governo, ha trovato attenzione un nuovo-vecchio nemico per lo sviluppo del Paese: la burocrazia ministeriale.

Lo stesso Matteo Renzi, all’indomani della sua investitura a segretario del PD, aveva puntato il dito contro la dirigenza amministrativa, affermando che non si dovrà più assumere per concorso, un modo che sarebbe causa di una eccessiva autonomia o, addirittura, ostacolo nell’attuazione delle linee di intervento normativo votate dal Parlamento o volute dall’Esecutivo.

Il presidente dell’Anp, Giorgio Rembado, aveva prontamente respinto l’idea dell’assunzione senza concorso dei dirigenti scolastici, in quanto la selezione pubblica è garanzia di imparzialità e di servizio, nel rispetto esclusivo delle norme.

L’art. 97 della Costituzione è, peraltro, molto chiaro: “Nell’ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari.

Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”.

Ma probabilmente Renzi e gli altri esponenti politici miravano e mirano più in alto, verso l’alta dirigenza amministrativa che, dopo la riforma degli anni ’90 che ha separato la responsabilità politica da quella amministrativa, ha guadagnato autonomia e, soprattutto, potere.

Rispetto rigido delle procedure, predisposizione dei regolamenti, utilizzo del gergo burocratico, elaborazione delle regole, gestione amministrativa: il potere dell’alta dirigenza passa da qui e condiziona spesso gli obiettivi fissati dal potere legislativo e politico. Un quarto potere, come qualcuno ha detto.

Se questo è vero, non si tratta, però, di risolvere il problema avocando ai politici il potere di nomina della dirigenza, al posto dei concorsi. Si tratta, piuttosto, di trovare e applicare disposizioni per avere con certezza efficienza, snellimento di procedure, tempi rapidi di attuazione delle norme, valutazione oggettiva dei risultati. Anche nell’Amministrazione scolastica. E chi rompe, paga.