Ora di religione, la riflessione di Profumo

Nel giro di poco più di una settimana la riflessione a voce alta di Francesco Profumo (come lui l’ha poi definita) sull’ora di religione ha suscitato un vasto dibattito che probabilmente è andato molto al di là delle intenzioni del ministro.

Vediamo prima quanto ha detto Profumo in occasione della festa di ‘Sinistra ecologia e libertà’, stando al virgolettato riportato da La Stampa di Torino: “Credo che l’insegnamento della religione nelle scuole così come è concepito oggi non abbia più molto senso. Nelle nostre classi il numero degli studenti stranieri e, spesso, non di religione cattolica tocca il trenta per cento”. Dunque, prosegue la riflessione del ministro, “Sarebbe meglio adattare l’ora di religione trasformandola in un corso di storia delle religioni o di etica”.

Le reazioni, pro e contro, sono state immediate e vivaci, tanto che lo stesso Profumo – evidenziando così il carattere soggettivo e quasi privato delle sue parole, pur pronunciate in pubblico – si è affrettato a rilasciare una dichiarazione per precisare di “non pensare certo a cambiare norme o patti, tantomeno a fine legislatura”.

Sull’argomento, da sempre politicamente delicato, hanno subito preso posizione gli anticoncordatari storici, come la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, favorevole a un insegnamento laico sulle diverse religioni, e i concordatari convinti, come il filosofo Costatino Esposito che, in una intervista pubblicata da ilsussidiario.net, ha definito addirittura “nichilista” la proposta di Profumo. Forse è per timore di polemiche laceranti anche a sinistra che la responsabile scuola della segreteria Pd Francesca Puglisi, molto vicina al segretario Bersani, ha subito definito quella di Profumo con il poco amichevole appellativo di “boutade”, visto che “il programma dell’ora di religione discende dal Concordato tra Stato e Chiesa”.