Indicazioni dei licei. Ma Berta filava?

Israel straparla” è il non diplomatico (per non dire inelegante) ‘oggetto’ di una mail inviata da Claudio Gentili, responsabile dell’area Education di Confindustria, a una settantina di esperti, docenti universitari, giornalisti e policy makers, per contestare l’altrettanto non diplomatico commento che Giorgio Israel, noto docente di matematica della Sapienza di Roma, e stretto collaboratore del ministro sul tema della formazione iniziale dei docenti, aveva riservato a un suo articolo sulla bozza di Indicazioni dei licei, pubblicato lo scorso 7 aprile 2010 sul quotidiano online ilsussidiario.net.

Gentili aveva mosso alla bozza di Indicazioni una critica di fondo, osservando che “il limite più evidente di queste Indicazioni nazionali è immaginare che si possa tornare ai tempi in cui Berta filava e così superare la dilagante ignoranza dei ‘nativi digitali’“. Nel mirino di Gentili stava un certo ritorno al disciplinarismo e al nozionismo, al primato dei contenuti e delle conoscenze, che egli ravvisava nella bozza di Indicazioni, e che gli sembrava andare in direzione opposta a quella della “migliore ricerca pedagogica internazionale (che) tende sempre più a collegare discipline e competenze e a passare da una scuola della trasmissione delle conoscenze a una scuola che sviluppa l’apprendimento delle competenze“.

E’ proprio sul concetto di “competenza” che Israel lancia il suo attacco, sempre su ilsussidiario.net, due giorni dopo: “Già ai tempi di Berta si sapeva benissimo che una teoria che non si accompagni alla capacità di applicarla e svilupparla è frutto di pessimo insegnamento“, ma ai tempi di Berta “erano ignote competenze, abilità, autoformazione e altre chincaglierie mentali“, inventate dalla “fumosa dottrina metodologica dell’‘education’“, una dottrina “ormai simile a una scolastica tardo-medievale“. E allora a quei tempi, secondo Israel, è giusto tornare, come le Indicazioni si sforzano di fare.

Si sottrae alla polemica Max Bruschi, coordinatore della “Cabina di regia” che ha predisposto la bozza di Indicazioni, forse imbarazzato dall’impetuosa difesa che Israel ne fa, oltre che per una questione di stile.  Bruschi si limita a far presente che il documento, pur avendo ricevuto un ampio consenso anche accademico, è aperto a tutti i contributi.