Anzianità elevata tra i docenti. Le cause, i rimedi

Nel dibattito che si è riacceso in questi giorni sulle possibili nuove forme di reclutamento è rispuntata la questione della media di età dei docenti italiani, considerata troppo elevata.

Gli insegnanti italiani sono mediamente tra i più anziani in ambito europeo. Sono in molti a ritenere che l’anzianità, considerata nel suo insieme, non sia sempre un elemento positivo o, quanto meno, si vorrebbe che fosse equilibrata da una buona presenza di docenti giovani.

Nell’anno scolastico scorso la media di età dei docenti statali italiani era quasi di cinquant’anni, con punte più alte tra i professori di scuola media (oltre i 51 anni) e tra quelli delle superiori (circa 51 anni). L’età media del personale precario nominato in supplenza annua è intorno ai 40 anni.

Effettivamente l’anzianità è di casa tra i docenti italiani, piaccia o no. Quali sono le cause principali di questo fenomeno? Causa e soluzione sono uguali: concorsi.

Da dieci anni in Italia non si fanno concorsi per assumere docenti. Valgono per legge le graduatorie dei concorsi espletati da cui viene attinto il 50% degli insegnanti da nominare in ruolo. E così, quando sono chiamati al ruolo, sono invecchiati di diversi anni. L’altra metà delle immissioni viene assicurata dalle graduatorie ad esaurimento costituite da docenti precari storici che hanno cumulato molti anni di servizio in attesa del ruolo. Anch’essi, attendendo il ruolo, invecchiano da precari a scuola.

Il concorso per titoli ed esami è una necessità, urgente. Non solo per ringiovanire, ma anche per immettere energie nuove e nuove motivazioni nella scuola e, nello stesso tempo, aprire una prospettiva professionale per i giovani che si iscrivono all’università e che oggi non guardano alla scuola come scelta preferenziale per il proprio futuro.