Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Workshop di ChatGPT

Il liceo Classico Don Bosco di Borgomanero si caratterizza per un approccio didattico innovativo e sperimentale a partire dalle lingue classiche. In quest’ottica s’inserisce un interesse relativo all’impiego di ChatGPT in ambito scolastico. Si è analizzato, con i ragazzi/e in aula, l’uso di GPT in ottica laboratoriale, simulando un’ipotetica valutazione di un testo prodotto dall’intelligenza virtuale in relazione a una delle tipologie della prima prova all’esame di Stato dell’A.S. 2021- 2022.

Si è lavorato facendo vedere ai ragazzi come elabora la chat e come porre le domande. Si è poi proposto un commento della valutazione e, di seguito, si sono evidenziati i pro e i contro dell’uso di ChatGPT in un Liceo Classico. La prova scelta è la tipologia A, proposta A2 (Giovanni Verga, Nedda – vedi di seguito). La griglia utilizzata perla valutazione è stata quella ministeriale Quadri di riferimento – Prima prova (DM 1095/2019).

TESTO

Nella novella Nedda la protagonista intreccia una relazione con Janu, un giovane contadino che ha contratto la malaria. Quando Nedda resta incinta, Janu promette disposarla; poi, nonostante sia indebolito per la febbre, si reca per la rimondatura degli olivi a Mascalucia, dove è vittima di un incidente sul lavoro. Nel brano qui proposto Verga, dopo aver tratteggiato la condizione di vita di Nedda, narra della morte di Janu e della nascita della loro figlia.
“Era una ragazza bruna, vestita miseramente; aveva quell’attitudine timida e ruvida che danno la miseria e l’isolamento. Forse sarebbe stata bella, se gli stenti e le fatiche non ne avessero alterato profondamente non solo le sembianze gentili della donna, ma direi anche la forma umana. I suoi capelli erano neri, folti, arruffati, appena annodati con dello spago; aveva denti bianchi come avorio, e una certa grossolana avvenenza di lineamenti che rendeva attraente il suo sorriso. Gli occhi erano neri, grandi, nuotanti in un fluido azzurrino, quali li avrebbe invidiati una regina a quella povera figliuola raggomitolata sull’ultimo gradino della scala umana, se non fossero stati offuscati dall’ombrosa timidezza della miseria, o non fossero sembrati stupidi per una triste e continua rassegnazione. Le sue membra schiacciate da pesi enormi, o sviluppate violentemente da sforzi penosi erano diventate grossolane, senza esser robuste. Ella faceva da manovale, quando non aveva da trasportare sassi nei terreni che si andavano dissodando, o portava dei carichi in città per conto altrui, o faceva di quegli altri lavori più duri che da quelle parti stimansi inferiori al compito dell’uomo. La vendemmia, la messe, la raccolta delle olive, per lei erano delle feste, dei giorni di baldoria, un passatempo, anziché una fatica. È vero bensì che fruttavano appena la metà di una buona giornata estiva da manovale, la quale dava 13 bravi soldi! I cenci sovrapposti in forma di vesti rendevano grottesca quella che avrebbe dovuto essere la delicata bellezza muliebre. l’immaginazione più vivace non avrebbe potuto figurarsi che quelle mani costrette a un’aspra fatica di tutti i giorni, a raspar fra il gelo, o la terra bruciante, o i rovi e i crepacci, che quei piedi abituati ad andar nudi nella neve e sulle roccie infuocate dal sole, a lacerarsi sulle spine, o ad indurirsi sui sassi, avrebbero potuto esser belli. Nessuno avrebbe potuto dire quanti anni avesse cotesta creatura umana; la miseria l’aveva schiacciata da bambina con tutti gli stenti che deformano e induriscono il corpo, l’anima e l’intelligenza.- così era stato di sua madre, così di sua nonna, così sarebbe stato di sua figlia.[…] Tre giorni dopo [Nedda] udì un gran cicaleccio per la strada. Si affacciò al muricciolo, e vide in mezzo ad un crocchio di contadini e di comari Janu disteso su di una scala a piuoli, pallido come un cencio lavato, e colla testa fasciata da un fazzoletto tutto sporco di sangue. lungo la via dolorosa, prima di giungere al suo casolare, egli, tenendola per mano, le narrò come, trovandosi così debole per le febbri, era caduto da un’alta cima, e s’era concio a quel modo. – Il cuore te lo diceva – mormorava con un triste sorriso.- Ella l’ascoltava coi suoi grand’occhi spalancati, pallida come lui, e tenendolo per mano. Il domani egli morì.[…] adesso, quando cercava del lavoro, le ridevano in faccia, non per schernire la ragazza colpevole, ma perché la povera madre non poteva più lavorare come prima. Dopo i primi rifiuti, e le prime risate, ella non osò cercare più oltre, e si chiuse nella sua casipola, al pari di un uccelletto ferito che va a rannicchiarsi nel suo nido. Quei pochi soldi raccolti in fondo alla calza se ne andarono l’un dopo l’altro, e dietro ai soldi la bella veste nuova, e il bel fazzoletto di seta. Lo zio Giovanni la soccorreva per quel poco che poteva, con quella carità indulgente e riparatrice senza la quale la morale del curato è ingiusta e sterile, e le impedì così di morire di fame. Ella diede alla luce una bambina rachitica e stenta; quando le dissero che non era un maschio pianse come aveva pianto la sera in cui aveva chiuso l’uscio del casolare dietro al cataletto che se ne andava, e s’era trovata senza la mamma; ma non volle che la buttassero alla ruota».

COMPRENSIONE E ANALISI

Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte.

1. Sintetizza il contenuto del brano proposto.
2. Individua nel brano i principali elementi riferibili al Verismo, di cui l’autore è stato in Italia il principale esponente.
3. Quali espedienti narrativi e stilistici utilizza l’autore nella descrizione fisica della protagonista e quali effetti espressivi sono determinati dal suo procedimento descrittivo?
4. Quali sono le conseguenze della morte di Janu per Nedda?
5. Le caratteristiche psicologiche della protagonista divengono esplicite nelle sue reazioni alla nascita della figlia. Prova a individuarle, commentando la conclusione del brano.

SVOLGIMENTO

1. Il testo descrive una giovane donna povera e malvestita, con un’espressione timida e triste a causa della miseria e dell’isolamento. La sua bellezza è stata alterata dalle difficoltà della vita, ma ha ancora un sorriso attraente. La donna fa lavori duri per sopravvivere, come trasportare sassi e portare carichi, e non ha un’età precisa a causa dell’invecchiamento precoce causato dalla povertà. Dopo la morte del suo compagno, che era rimasto ferito in un incidente sul lavoro, lei non è più in grado di trovare lavoro e si ritira in solitudine.

2. Gli elementi riferibili al Verismo presenti nella novella “Nedda” includono la descrizione dettagliata e realistica delle condizioni di vita e delle sfide affrontate dai personaggi, l’attenzione ai dettagli e al verismo nella descrizione della vita quotidiana, e l’utilizzo di dialoghi e di elementi regionali e culturali per creare un senso di autenticità e di verosimiglianza.

3. Nella descrizione fisica di Nedda, l’autore utilizza una serie di espedienti narrativi e stilistici per creare un’immagine realistica e dettagliata del personaggio. Ad esempio, utilizza la descrizione dettagliata dell’aspetto e delle caratteristiche fisiche di Nedda, come il colore dei suoi occhi e dei suoi capelli, la forma del suo viso e delle sue mani, per creare un’immagine viva e realistica del personaggio. Inoltre, l’autore utilizza anche il linguaggio figurato e le metafore per esprimere i sentimenti e le emozioni di Nedda, come ad esempio quando descrive il suo viso come “pallido come una cera” o i suoi occhi come “bagnati di lagrime”. Questi espedienti stilistici contribuiscono a creare un’immagine intensa e emotiva di Nedda e a farci entrare in sintonia con le sue esperienze e i suoi sentimenti.

4. La morte di Janu ha conseguenze devastanti per Nedda, poiché lei si trova improvvisamente sola e senza supporto a gestire la gravidanza e il bambino che sta per nascere. La sua solitudine e la sua incertezza per il futuro la portano a sentirsi spaventata e impotente, e lei si trova costretta a lottare per sopravvivere e per prendersi cura del suo bambino. La morte di Janu rappresenta anche una perdita irreparabile per Nedda, poiché lei amava profondamente Janu e aveva sperato di trascorrere la vita con lui.

5. Nella conclusione della novella, le caratteristiche psicologiche di Nedda divengono esplicite attraverso le sue reazioni alla nascita della figlia. Nedda mostra una forte determinazione e una volontà di sopravvivere, nonostante le difficoltà e le sfide che deve affrontare. Inoltre, dimostra anche una grande capacità di amore e di protezione verso la figlia, che diventa per lei la sua principale preoccupazione e la sua fonte disperanza per il futuro. Nella conclusione della novella, Nedda si dimostra anche una donna forte e coraggiosa, che non si arrende di fronte alle difficoltà e che cerca in ogni modo di creare una vita migliore per sé e per la sua figlia.

Leggi l’articolo integrale nel numero 631 di Tuttoscuola

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