Visco: la laurea conviene comunque

Il paradosso per i laureati del nostro Paese, ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco commentando gli ultimi dati forniti dall’Anvur e da AlmaLaurea, è che laurearsi in Italia “sembra che… convenga meno che altrove”. Visco ha anche anticipato i risultati di una ricerca realizzata dal servizio studi di Palazzo Koch secondo la quale il differenziale di reddito tra laureati e diplomati è in Italia nettamente inferiore a quello che si registra nei maggiori Paesi europei.

Nel 2010 il rendimento della laurea per i lavoratori dipendenti italiani rispetto a chi ha solo un diploma è stato di poco più del 30%, 15 punti percentuali in meno rispetto agli altri maggiori Paesi europei”, ha detto il governatore.

Eppure laurearsi conviene sia per le ragioni di sistema-Paese evidenziate da Visco (“L’Italia è un Paese povero di materie prime ed è quindi un Paese che, se deve investire in qualcosa, deve investire in noi, nelle persone oltre che in ambiente e nel patrimonio culturale”) sia come scelta individuale perché, come mettono in luce i risultati del XVI rapporto di AlmaLaurea (consorzio interuniversitario che riunisce 64 atenei italiani e che ha raccolto i dati di 450mila studenti), anche se meno che all’estero, la laurea garantisce vantaggi nel trovare lavoro: tra i giovani laureati il tasso di disoccupazione è cresciuto (dal 10% del 2007 al 16%), ma meno rispetto ai diplomati (saliti dal 13 al 28%) e a coloro che sono in possesso della sola licenza media (dal 22 al 45%). 

A cinque anni dalla laurea inoltre il tasso di disoccupazione dei laureati si abbassa di molto scendendo a percentuali quasi fisiologiche: 8% per i laureati di primo livello, 8,5% per i magistrali e 5% per quelli a ciclo unico.

Complessivamente si dimostra che sia nel breve sia nel medio-lungo periodo l’investimento in istruzione superiore paga sia a livello sociale e macroeconomico sia a livello personale. Questo rende ancora più necessarie e urgenti politiche pubbliche che favoriscano un maggiore e migliore raccordo tra istruzione secondaria e università. Per esempio, come Tuttoscuola ha proposto, l’utilizzazione dell’ultimo anno di secondaria superiore come anno ponte verso le scelte successive, riducendo a due o tre le materie sulle quali sostenere l’esame di maturità, e vincolando a tali materie gli studi successivi, con l’attribuzione di crediti universitari (CFU). Una misura che migliorerebbe l’orientamento degli studenti, ridurrebbe gli abbandoni nel primo anno di università e accorcerebbe di sei mesi-un anno la durata degli studi per la laurea triennale, incentivando il conseguimento del titolo.