Vietato alzare la mano? Ma quando mai…

I maggiori quotidiani italiani hanno dato largo spazio a una non-notizia (però di grande effetto mediatico), quella del divieto di alzare la mano in classe per rispondere alle domande dell’insegnante, che sarebbe stato impartito dal ministro inglese dell’istruzione, Alan Johnson, al fine di non emarginare dalla vita della classe gli allievi più timidi, quelli che la mano non l’alzano mai, neanche quando conoscono la risposta.
In realtà non c’è stato nessun divieto, né avrebbe potuto esserci, considerato il carattere non burocratico né gerarchico che regola i rapporti tra il Ministero e le scuole in Gran Bretagna. Il ministro, come è accaduto molte volte in passato per gli argomenti più disparati, si è limitato a trasmettere agli insegnanti l’esito di un’indagine, effettuata su un campione di 39 scuole elementari (primary), dalla quale risultava che la pratica delle domande rivolte agli allievi poteva avere controindicazioni dal punto di vista psico-pedagogico nel senso sopra indicato. E lo ha fatto presente al mondo della scuola.
Niente di paragonabile, per esempio, al divieto francese di portare il velo in classe o alle prescrizioni contenute nei tipici strumenti amministrativi italiani, decreti, regolamenti e quant’altro. Oltretutto le prove più importanti nelle scuole inglesi si svolgono, com’è noto, in forma scritta. E’ singolare comunque che anche su questa non-notizia si sia sviluppata in Italia una disputa pedagogica: su “Repubblica” Benedetto Vertecchi ha approvato il divieto, o almeno le sue motivazioni, mentre sul “Corriere della Sera” Giuseppe Bertagna, intervistato da Gabriela Jacomella, l’ha disapprovato. Ma non si trattava di un “divieto”…