Via agli effetti del nuovo Dpcm: da oggi 4 milioni di studenti a casa. I casi in cui la scuola resta in presenza

Da oggi 4 milioni di studenti tornano alla DaD. E’ la conseguenza di quanto disposto dal DPCM 3 novembre che, in via ordinaria, ha previsto per tutti gli studenti della secondaria di II grado (oltre 2,7 milioni) la didattica a distanza integrata non più al 75% dell’orario, come già disposto dal precedente DPCM del 24 ottobre, ma al 100%: tutti a casa collegati in DAD. In aggiunta a questa limitazione generale, per le regioni individuate in area rossa (Lombardia, Piemonte e Calabria) la DaD si estenderà ad oltre 316 mila alunni del secondo e terzo anno della secondaria di I grado. Oltre agli alunni della primaria e della secondaria di I grado (solo quelli della prima media nelle zone rosse), in poche e motivate eccezioni la scuola resta in presenza. A indicarle è una nota del ministero dell’Istruzione che fa il punto sulle novità introdotte dall’ultimo Dpcm del governo. Vediamole

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I Convitti 

La nota a firma del capo dipartimento Istruzione, Max Bruschi, ricorda che anche in questa fase di passaggio dalle aule alle piattaforme web il diritto allo studio va assicurato a tutti. Soffermandosi poi sui casi in cui le lezioni possono restare in presenza, a cominciare dai convitti. I “convittori e le convittrici – leggiamo nella nota del Ministero – potranno frequentare le attività didattiche in presenza nel caso in cui la scuola e il convitto siano posti nel medesimo edificio o in edifici contigui”. Mentre i semi-convittori e le semi-convittrici passeranno alla DaD, o meglio alla didattica digitale integrata (DDI).

La scuola in carcere o in ospedale

“L’insegnamento deve proseguire di persona anche per la scuola in ospedale o per i casi di istruzione domiciliare. Per i quali – prosegue il MI – è auspicabile il proseguimento della didattica in presenza ove sia possibile garantirla, nello stretto rapporto con i medici e con le famiglie che caratterizza questa esperienza”. Diverso è il caso delle sezioni carcerarie, specialmente minorili, dove le modalità didattiche vanno concordate con i direttori degli istituti penitenziari.

Lezioni in presenza a piccoli gruppi

Fermo restando che ai ragazzi con disabilità va garantita la frequenza in presenza, il ministero dell’Istruzione si raccomanda di arrivare a “un’inclusione scolastica ‘effettiva’ e non solo formale, volta a mantenere una relazione educativa che realizzi effettiva inclusione scolastica”.  I Dirigenti scolastici hanno quindi la possibilità di coinvolgere nelle lezioni in presenza un gruppo di allievi della classe di riferimento (a rotazione o sempre gli stessi) così da mantenere “quella relazione interpersonale fondamentale per lo sviluppo di un’inclusione effettiva e proficua” di cui parla la nota ministeriale.

Alunni con Bes o senza Pc

Le singole scuole decideranno anche se garantire la frequenza in presenza anche agli alunni con altri bisogni educativi speciali, qualora “tali misure siano effettivamente determinanti per il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento da parte degli alunni coinvolti”; allo stesso modo, potranno prevedere misure analoghe anche con riferimento a situazioni di “digital divide” non altrimenti risolvibili. Per gli alunni senza Pc o tablet, dunque, le porte delle aule potrebbero restare aperte.

I figli di medici e operatori sanitari

Specifiche, espresse e motivate eccezioni potranno essere disposte anche per i figli del personale sanitario (medici, infermieri, operatori socio-sanitari o socio-assistenziali) direttamente impegnato nel contenimento della pandemia. Anche per loro la didattica potrà essere organizzata ancora in classe.