Vecchi e nuovi abilitati: saranno in 300 mila al concorso per esami d’autunno?

La nota ministeriale con la quale è stato lanciato il messaggio ufficiale di un concorso per esami riservato agli abilitati rischia di richiamare un esercito di candidati che potrebbero creare notevoli difficoltà nella gestione e nella procedura spedita delle prove, senza contare i costi per le commissioni e sottocommissioni (una ogni 500 candidati) i cui componenti dovrebbero lasciare il servizio ed essere sostituiti da altro personale.

Chi sono i potenziali candidati con le carte in regola (abilitazione riconosciuta) per presentarsi al concorso?

Ci sono prima di tutto gli abilitati iscritti nelle graduatorie ad esaurimento: sono circa 210 mila. Molti di loro potrebbero tentate il concorso per abbreviare i tempi di attesa (in qualche caso lunghissimi) per la chiamata in ruolo. È probabile che un terzo (circa 70 mila) ci provi.

Poi ci sono i docenti abilitati, soprattutto i laureati in scienze della formazione primaria, che hanno tentato inutilmente di entrare nelle Gae (ricordate?). Sono circa 30 mila.

Poi ci sono i diplomati dei vecchi istituti magistrali ai quali una norma del 1997 ha riconosciuto, in via permanente, la validità della abilitazione intrinsecamente connessa al diploma. Il Miur li ha finora stoppati, ma se il Tar sentenziasse il loro diritto al concorso?

Negli ultimi 20 anni utili per diplomarsi con titolo abilitante, gli istituti magistrali hanno sfornato circa mezzo milione di persone.

Più della metà di loro ha probabilmente trovato altro lavoro o è già entrato nella scuola. Potrebbero esserci altri 200 mila “maestri abilitati” che potrebbero tentare la sorte del concorso: provar non nuoce. E se va…

Alcune migliaia di altri abilitati che attualmente si accontentano delle supplenze come iscritti di II fascia potrebbero aggiungersi a questo potenziale esercito di candidati al concorso d’autunno.

Se fosse così, il banco salterebbe, vi sarebbero costi imprevedibili e le immissioni in ruolo attese per il 2013 potrebbero saltare. Un concorso per oltre 300 mila candidati implica uno sforzo organizzativo che rischia di non potere essere governato dal Miur, che in materia di reclutamento dei docenti nell’ultimo decennio – anche per il legame, e i relativi vincoli, con il sindacato – ha smarrito la visione strategica.