Valutazione & Merito/2. Chi ha paura dei test?

I progetti di sperimentazione della valutazione del merito avviati dal ministro Gelmini avanzano tra grandi difficoltà, soprattutto al Nord, e sembra difficile, a meno di una poco probabile inversione di rotta in extremis, che raggiungano una consistenza tale da superare la soglia minima della significatività.

Forse per questo tornano a circolare le voci, e i relativi timori, sulla possibile utilizzazione dei prossimi test Invalsi sui livelli di apprendimento degli studenti in italiano e matematica come indicatori della capacità professionale dei docenti, a cui collegare una politica di differenziazione delle retribuzioni.

Una dura opposizione è annunciata dai Cobas, che in un lungo documento pubblicato nel loro sito contestano l’obbligatorietà delle prove sostenendo che le circolari e le note ministeriali non sono leggi, e che quindi si possono non fare i test, tranne quelli per l’esame di terza media. Secondo i Cobas i collegi dei docenti possono legittimamente decidere di non fare svolgere i test sull’apprendimento, ed è bene che lo facciano perché “è ormai chiaro a tutti, anche a coloro che in questi anni si erano affannati a sostenere la ‘cultura della valutazione’, quale sia la finalità vera dei test INVALSI: agganciare a questi risultati la carriera dei docenti”.

Oppure, suggeriscono i Cobas, gli insegnanti potrebbero decidere di non digitalizzare i dati e di mandare all’Invalsi il cartaceo, o chiedere che sia l’Invalsi stesso a mandare personale per lo svolgimento dei test: in entrambi i casi le prove sarebbe ingestibili.

Forme di lotta e di boicottaggio di questo tipo contro i test obbligatori non sono mancate in altri Paesi, come la Gran Bretagna e alcuni Stati degli USA, nei quali si è cercato di introdurre forme di merit pay legate al rendimento degli studenti. Ma per la verità i test Invalsi sembrano lontanissimi da questo intento, mentre sarebbero utili indicatori per le scuole e gli insegnanti in sede di autovalutazione, e per le politiche nazionali e locali di formazione in servizio dei docenti.