Valutazione in discussione/3. L’attendibilità scientifica delle comparazioni internazionali

Negli ultimi anni è andata crescendo (anche in Italia, dopo una prolungata insensibilità al tema) l’attenzione dei governi e dei media per le comparazioni internazionali, in particolare quelle promosse dall’Ocse attraverso il programma PISA (Programme for International Student Assessment).

Molti governi hanno realizzato interventi, soprattutto di formazione dei docenti, per migliorare le performances degli studenti nelle prove, ma non sono mancate le critiche sia sul piano pedagogico (i test inducono gli insegnanti a finalizzare la didattica al superamento dei test e a privilegiare gli aspetti pratici ed esecutivi dell’apprendimento rispetto a quelli critici e riflessivi) sia su quello politico (la subordinazione di enti intergovernativi come l’Ocse e la World Bank alla egemonia economica, culturale e linguistica del mondo anglosassone, soprattutto degli USA).

Anche il mondo accademico avanza riserve di vario genere sull’attendibilità scientifica dei risultati delle indagini comparative internazionali (riguardano, per esempio, l’eccessiva enfasi sulle competenze, la struttura delle prove, l’organizzazione dei campioni) fino a contestarne l’utilità e la significatività per la ricerca nel campo dell’educazione comparata, nonché l’assunzione sic et simpliciter di procedure elaborate per condurre rilevazioni comparative come quelle dell’Ocse.

Questo tema è stato al centro del convegno internazionale svoltosi a Roma il 20 e 21 marzo 2012, promosso presso l’università di Roma Tor Vergata dalla SICESE (Sezione Italiana delle Comparative Education Society in Europe), presieduta dalla prof. Donatella Palomba, in collaborazione con il Dottorato internazionale di Scienze dell’educazione.