Valutazione in discussione: una materia incandescente

Sia che si tratti di valutazione didattica, sia, e ancor più, se l’oggetto del confronto è la valutazione di sistema, non c’è argomento oggi più problematico e controverso della valutazione per chi si occupa di educazione, e non solo in Italia.

Sul versante della valutazione didattica non si è ancora spenta l’eco delle polemiche che hanno accompagnato la reintroduzione dei voti decimali nella scuola di base, realizzata dall’ex ministro Gelmini all’inizio della legislatura, insieme alla valutazione del comportamento (condotta). Su quello della valutazione di sistema è di pochi giorni fa (decreto Semplificazioni) lo scontro, che ha attraversato trasversalmente i partiti, sul carattere obbligatorio o meno delle prove Invalsi, come si spiega nella notizia successiva.

La questione è tornata di attualità dopo la diffusione, da parte di Eurostat e Istat, dei dati riguardanti il perdurante elevato tasso di dispersione scolastica che si verifica in Italia fino ai 18 anni (18,8% nel 2010, ma 22% tra i maschi), dovuto in buona sostanza alle bocciature nella scuola secondaria superiore.

Il fatto è che contemporaneamente si è appreso che i sistemi scolastici meglio classificati nella indagine internazionale Ocse-Pisa sono anche quelli in cui si boccia di meno non perché non esistano casi di basso livello di apprendimento in una o più materie ma perché la valutazione (nella fattispecie quella didattica) è inclusiva e non esclusiva, prende atto delle differenze ma non fa ad esse corrispondere uno stop nella prosecuzione del processo individuale di apprendimento.