Valutazione della scuola: in Europa avanza, in Italia è ferma

Il ministro Gelmini ha fatto ieri una rapida visita nella grande sala della Luiss dove l’associazione Treellle organizzava un nuovo convegno (dopo quello promosso nel 2002) sul tema “Sistemi europei di valutazione della scuola a confronto“, con l’intervento di autorevoli esperti stranieri: lo spagnolo Enrique Roca, l’inglese Tim Key e il francese Claude Thelot.

Il ministro ha riconosciuto che gli altri Paesi europei investono molto più del nostro in valutazione, ma ha assicurato che l’attuale governo, “pur nelle ristrettezze economiche, vuole destinare le risorse indispensabili per far funzionare la valutazione“, con l’obiettivo di creare un sistema affidabile sulla base del quale premiare gli studenti e anche gli insegnanti più bravi e meritevoli.

A questo proposito la Gelmini ha detto che “occorre ragionare sulla possibilità di un modello di valutazione esterna“, che potrebbe essere affidata a team di professionisti che visitino le scuole periodicamente, mentre le scuole potrebbero autovalutarsi avvalendosi di modelli standardizzati definiti a livello nazionale.

Le conclusioni del convegno sono state tratte da Piero Cipollone, presidente dell’INVALSI, che ha un po’ sconsolatamente riferito sulle difficoltà di vario ordine (economiche, organizzative, di progettazione dei modelli valutativi, tra i quali quello che riguarda i dirigenti scolastici) che impediscono tuttora all’Istituto di operare efficacemente.

In Italia è come se dal 2002 a oggi tutto fosse rimasto fermo“, ha detto il presidente di Treellle Attilio Oliva, ricordando l’esito del precedente convegno internazionale sulla valutazione promosso dalla sua associazione sei anni fa, “i problemi sono rimasti esattamente gli stessi“.