Valutazione del sistema educativo? Primo passo per costruire una buona scuola

L’Ocse non si è limitato a rilevare la distribuzione di un certo numero di variabili, ma ha utilizzato le rilevazioni periodiche sui livelli di apprendimento (programma Pisa) per imporre un disegno educativo orientato alle esigenze di un’economia globalizzata, sottovalutando gli apporti alla conoscenza, e quindi all’educazione, propri delle culture locali. La capacità di comprendere il testo scritto è importante, ma non è ininfluente la qualità del testo sul quale tale capacità si esercita.

A cominciare dal 2000 abbiamo acquisito i dati di cinque rilevazioni Pisa (una ogni tre anni).  Abbiamo, ogni volta, i consueti bollettini, che ci danno saldamente relegati sotto la media della graduatoria internazionale. Quali decisioni sono state assunte per il miglioramento del sistema educativo?  Non solo non sono state intraprese le revisioni virtuose tante volte promesse ma si è di fatto trasformato  l’impianto teorico e metodologico del programma Pisa in riferimento per la didattica. Gli “astuti strateghi” responsabili del sistema scolastico hanno “esortato” le scuole a praticare l’addestramento alle prove strutturate (teaching to the test). Non  c’è da sorprendersi poi se le rilevazioni nazionali incontrino un’ostilità così diffusa.

Di questi temi si parlerà nel convegno “Valutazione della Cultura, Cultura della Valutazione”, in programma il prossimo 3 giugno a Roma, organizzato dalla CISL Scuola del Lazio. L’evento si configura come importante occasione di verifica ed approfondimento delle luci e delle ombre che attualmente caratterizzano la “partita” della valutazione della scuola Parteciperanno, tra gli altri, il presidente dell’INVALSI Anna Maria Ajello ed il segretario nazionale Cisl-scuola Francesco Scrima.

La riflessione di partenza proposta dagli organizzatori è che la valutazione praticata non aiuta a capire i processi di trasformazioni in atto, le difficoltà che le scuole e gli insegnanti si trovano quotidianamente ad affrontare, quanto siano state efficaci le risorse strumentali.

La  scuola e la società sono sempre state collegate, pur assumendo la scuola una priorità per ciò che riguardava i repertori conoscitivi, ma oggi la pervasività dei mezzi di comunicazione ha posto in crisi la tradizionale ripartizione dei ruoli. Un solo esempio: quanto del linguaggio di bambini e ragazzi è collegabile a esperienze di apprendimento informale (al di fuori della scuola) e quanto a esperienze formali (dentro la scuola)? E che cosa ne deriva dal punto di vista didattico? Forse oggi quella che serve è una valutazione capace di interpretare in profondità i processi educativi. Se ne parlerà il 3 giugno.