Valditara/1. Firmate le Nuove Indicazioni per il primo ciclo

Il 9 dicembre 2025 il ministro Giuseppe Valditara ha firmato il decreto con il quale vengono adottate le nuove Indicazioni Nazionali per il primo ciclo a partire dall’anno scolastico 2026-2027 (qui la nostra notizia e il testo completo e definitivo del decreto ministeriale). Manca dunque meno di un anno dall’entrata in vigore del provvedimento, a lungo e vivacemente contestato dall’opposizione parlamentare e da una parte dei sindacati (la Flc Cgil in primo luogo e l’emergente USB), ma osservazioni e critiche sono arrivate anche da soggetti non etichettabili, come le associazioni degli storici e altre associazioni, intellettuali come Franco Cardini e altri. Ma anche dal Consiglio di Stato e dallo stesso CSPI, e da chi apprezzava le prime Indicazioni, quelle varate nel 2007, poi riorganizzate nel 2012 e aggiornate nel 2018: quasi vent’anni di pratica didattica all’insegna dell’autonoma gestione da parte delle scuole e degli insegnanti di “indicazioni”, cioè di linee di indirizzo suggerite – e non più imposte, come i vecchi “programmi” – a livello nazionale.

I critici dell’operazione ritengono che essa segni un passo indietro, sia per i contenuti sia per un ritorno a una maggiore prescrittività centralistica. Del resto è lo stesso ministro a parlare di “ritorno della centralità della storia occidentale”, e di “ripristino” del valore della regola, a partire da quella grammaticale: due guide lines di segno conservatore. Ma le “Indicazioni” restano linee di indirizzo, non assumono il carattere obbligatorio di norme imperative; e nulla cambia per quanto riguarda le competenze dei Consigli di classe e dei Collegi in materia di innovazione didattica, ferma restando la libertà di insegnamento dei docenti, garantita dalla stessa Costituzione. Concetti espressi dal prof. Italo Fiorin, coordinatore delle precedente Indicazioni, anche in questa intervista rilasciata a Tuttoscuola, e ora ribaditi in un post pubblicato nella sua pagina di Facebook con oltre 100 mila visualizzazioni e molti “like”. Questa problematica è stata affrontata in modo approfondito nel numero di settembre di Tuttoscuola che contiene, oltre a una ampia analisi dello stesso Fiorin (dal titolo: “Indicazioni e curricolo: tra prescrittività e autonomia”), due articoli di Stefano Stefanel su come concretamente gli insegnanti possono integrare le nuove Indicazioni nei curricoli delle scuole. Scrive Fiorin: “La legge 59/97 e il Dpr 275/99 ci dicono che le Indicazioni sono prescrittive solo riguardo alle finalità generali dell’istruzione, alle competenze e ai relativi obiettivi, e che si devono insegnare le discipline che propongono (…). Niente vieta di ascoltare i suggerimenti, di raccogliere le esortazioni e gli auspici degli estensori, di inserire nel curricolo Muzio Scevola e la piccola vedetta lombarda, di far studiare a memoria ‘La pioggia nel pineto’. Ma liberi, liberissimi anche di non farlo. Perché tutto questo non è prescrittivo”.

È innegabile, d’altra parte, che l’imprinting delle nuove Indicazioni (che avrà in qualche misura un impatto anche sui nuovi libri di testo) sia quello voluto e indicato dal ministro Valditara nei suoi libri, fino al recente La rivoluzione del buon senso (2025), e in numerose occasioni, dichiarazioni e interventi parlamentari: una impronta neoconservatrice e “occidentalista”: “Dal prossimo anno scolastico vi sarà il ritorno della centralità della storia occidentale, la valorizzazione della nostra identità, la riscoperta dei classici che hanno contraddistinto la nostra civiltà”, ha detto il ministro commentando il decreto appena firmato. Un tema di grande attualità – in un momento di crisi della solidarietà politica (non però di quella culturale) dell’asse Nord-atlantico su cui ha finora poggiato l’idea di “Occidente” – che merita un approfondimento, che proviamo a fare qui di seguito.

Per saperne di più:

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