Ridare centralità alla scuola e autorevolezza ai docenti, Valditara: ‘Determinato a cercare soluzioni e risposte concrete’. L’intervista

Una scuola meritocratica e inclusiva, capace di aiutare gli alunni a sviluppare i propri talenti. E’ questa la visione di scuola del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. Realizzare quella che lui chiama “Scuola del Futuro” è uno dei suoi obiettivi principali, ma nel breve periodo vorrebbe anche investire maggiormente sull’orientamento e studiare la possibilità di un piano per l’edilizia scolastica. Il nuovo ministro dell’Istruzione racconta la sua visione di scuola e quali sono i suoi progetti per il futuro in un’intervista a Tuttoscuola pubblicata all’interno del numero di dicembre. Di seguito un estratto.

Leggi l’intervista integrale nel numero di dicembre di Tuttoscuola

Ministro Valditara, lei ha già svolto un incarico impegnativo, quello di capo dipartimento al Ministero dell’Università. Ora è Ministro. A cosa si è dedicato in questi anni e su cosa concentrerà la sua azione ad anno scolastico avviato?

“Mi sono concentrato sull’insegnamento, sulla ricerca, senza dimenticare la politica. Quest’ultima intesa come “cura della polis”. Urge un recupero culturale del concetto di competenze che è stato svilito nel passato recente, e che credo debbano essere sempre inserite in una visione del mondo, in un sistema di valori. Ecco, la mia azione sarà concentrata sul realizzare la visione di quella che credo debba essere la scuola del futuro”.

Come vede il prossimo futuro. La cosa in cui crede di più.

“Più approfondisco i dossier e vedo avanzare soluzioni concrete nei numerosi Tavoli di lavoro che abbiamo predisposto, più le confesso che cresce la mia ferma determinazione a dare risposte concrete che ridiano centralità alla scuola, autorevolezza ai docenti, rispetto come valore cardine dello stare insieme. Intendiamoci, occorre avere coscienza sia del momento storico generale, segnato da crisi addirittura epocali come la guerra e la crisi energetica, sia del comparto della scuola, che si trascina alcune criticità da anni, aggravate anche a causa di immobilismi precedenti. Ma la scuola italiana ha uno straordinario patrimonio di energie e di competenze che incontro ogni giorno: studenti che vogliono apprendere per progettare la propria vita e docenti che garantiscono quotidianamente attenzione e professionalità importanti. La cosa in cui credo di più è una scuola che realizzi una grande alleanza fra famiglie, docenti, studenti, una scuola ripensata come luogo di realizzazione della persona, di ogni persona”.

Le emergenze del sistema educativo sono tante, ma senza visione non si costruiscono prospettive. Qual è la sua?

“L’emergenza prioritaria è quella che rischia di far saltare l’esistenza stessa di un sistema educativo, ovvero la perdita di quell’autorevolezza e di quel rispetto che in ogni società evoluta e prospera caratterizzano il rapporto fra docente e studenti. Nel libro che ho scritto con Alessandro Amadori, ‘È l’Italia che vogliamo’, ricordo che il più grande uomo di Stato romano, Ottaviano Augusto, aveva una particolare considerazione anzitutto di due figure professionali: il medico e l’insegnante. Entrambe, infatti, si prendono cura della persona umana. Rivalorizzare la figura del docente, difendere la sua dignità ed il suo ruolo è allora la grande sfida che abbiamo di fronte. Con la chiusura del contratto, attesa da quattro anni, abbiamo dato un primo segnale importante: proprio in questo mese il personale vedrà riconosciuto in busta paga in media oltre 2000 euro di arretrati, e a regime ci sarà un aumento medio di 124 euro al mese. Il miglior contratto da molti anni a questa parte. Ma la questione economica, seppur decisiva, non esaurisce l’intera portata della sfida, che è anzitutto una grande sfida di tipo culturale: rimettere la scuola al centro della società”.

Cosa rende una scuola contemporanea?

“Non c’è dubbio: la capacità di sviluppare i molteplici ed eterogenei talenti che ogni studente custodisce dentro di sé. È il grande tema del Merito che abbiamo lanciato, un tema a nostro giudizio talmente decisivo da aver prodotto un’integrazione nella denominazione del Ministero. Indica un’urgenza improcrastinabile della contemporaneità, quella per cui la scuola deve tornare a promuovere l’ascensore sociale, nel nostro Paese fermo addirittura dal 1975, secondo uno studio della Banca d’Italia. Per farlo, dobbiamo smettere di pensare che esista un’istruzione di serie A (quella liceale) e un’istruzione di serie B (quella tecnico-professionale), un’intelligenza di serie A (quella teorica) e un’intelligenza di serie B (quella pratica). Quello che esiste anzitutto sono le persone, i singoli studenti con il loro patrimonio di talenti potenziali, e il compito di una scuola all’avanguardia è quello di riconoscerli, farli emergere e realizzarli, recuperando eventuali gap iniziali. Possiamo dire che la scuola è tanto più contemporanea quanto più riscopre l’arte socratica della maieutica”.

Quali gli interventi che il governo ha in mente di mettere in campo per le questioni più urgenti?

“Abbiamo già accennato a una prima risoluzione di quella che giudicavo un’emergenza, la parte economica del rinnovo contrattuale per il personale scolastico. In queste settimane abbiamo anche avviato un’interlocuzione serrata con le Regioni, con i Comuni, con le Province, che ha già prodotto risultati concreti, come l’intesa sulle prossime scadenze del PNRR o lo sblocco di 500 milioni destinati a finanziare i laboratori della filiera Its. A breve manderemo una lettera alle famiglie dei ragazzi delle medie, una lettera che riporti dati concreti sulle filiere produttive rilevanti nel territorio d’appartenenza, sulle possibilità occupazionali e perfino retributive rispetto alle varie opzioni educative e formative, e permetta così scelte consapevoli. Bisogna investire su un orientamento il più personalizzato possibile, non solo sul marketing degli open Day. Dopodiché, stiamo studiando la possibilità di un piano significativo sull’edilizia scolastica”.

Se dovesse definire in tre aggettivi la scuola che dovremmo avere tra un decennio, quali sceglierebbe?

“Meritocratica, inclusiva (due aggettivi che una certa vulgata spesso contrappone, ma che sono invece intimamente connessi), intelligente. Ma credo e spero che ci arriveremo prima di un decennio”.

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