USA: la ‘teoria critica della razza’ al bando in molti Stati

Gli anni dell’amministrazione Trump, funestati da episodi di violenza a sfondo razziale, hanno dato luogo a un vasto dibattito sullo spazio che nella scuola americana deve essere riservato allo studio e all’analisi delle radici storico-culturali del razzismo.

Per tradizione nelle scuole americane gli insegnanti di materie come educazione civica, storia e studi sociali prendono lo spunto da importanti fatti di cronaca per attivare in classe approfondimenti, riflessioni, dibattiti tra gli studenti, e nelle loro spiegazioni si avvalgono spesso di modelli interpretativi ricavati dalla “teoria critica della razza” (Critical Racial Theory – CRT), elaborata da alcuni giuristi in ambito accademico circa 40 anni fa. L’idea centrale è che il razzismo è un costrutto sociale, non dunque il prodotto di errori o di pregiudizi individuali, ma qualcosa di incorporato nei sistemi giuridici e nelle politiche.

Secondo alcuni analisti la CRT è emersa nel clima del pensiero postmoderno, che tende a essere scettico nei confronti di idee come valori universali, conoscenza oggettiva, merito individuale, razionalismo illuminista e liberalismo, principi che i conservatori americani (ma non Trump) tendono a preservare e che hanno indotto un noto think tank tradizionalista come la Heritage Foundation ad attribuire alla CRT la responsabilità di aver provocato tutta una serie di problemi tra cui le proteste del movimento Black Lives Matter 2020, i club LGBTQ nelle scuole, l’eccessiva libertà di parola nei dibattiti a scuola e nei campus universitari. “Se seguita fino alla sua logica conclusione, la CRT è distruttiva e rifiuta le idee fondamentali su cui si basa la nostra repubblica costituzionale”, ha affermato la Fondazione, che accusa la teoria di condurre a dinamiche negative, privilegiando per esempio l’identità di gruppo rispetto a tratti universali e condivisi e dividendo le persone in gruppi di “oppressi” e “oppressori”.

In conseguenza di questa campagna alcuni Stati come Idaho, Iowa, Oklahoma e Tennessee hanno approvato nel mese di maggio leggi volte a vietare l’impiego della CRT nella didattica, e altri Stati si apprestano a farlo. Il rischio è che venga limitata nelle scuole americane quella libertà di pensiero e di parola che è a fondamento della Costituzione americana ed è singolare che ciò avvenga, paradossalmente, per iniziativa di coloro che vorrebbero preservarne i valori originari.

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