Un’occasione sprecata per la scuola

La politica scolastica sarebbe – o forse a questo punto si dovrebbe dire “sarebbe stata” – un terreno ideale per saggiare la solidità delle intese, una misura di quanto effettivamente ‘larghe’esse fossero, un terreno di incontro e di ri-partenza per la scuola dopo anni di sacrifici sull’altare della riduzione della spesa pubblica.

Il decreto legge ‘L’istruzione riparte’, dopo l’interregno ‘oliatore’ di Francesco Profumo, è stato – ci pare – un esempio di sostanziale convergenza del governo e della maggioranza su obiettivi condivisi, non accompagnato (come è quasi sempre avvenuto in passato) da recriminazioni, giochi al rialzo, veti su questo o quell’aspetto.

La discontinuità rispetto al passato più che dal passaggio dai tagli ai 400 milioni investiti ci è apparsa proprio questa. Merito certamente in primo luogo del ministro Maria Chiara Carrozza, ma con lei hanno contribuito anche altri, tra i quali Elena Centemero, responsabile scuola Pdl-Forza Italia, Scelta civica e la stessa Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, che hanno commentato costruttivamente i contenuti del decreto legge nel suo insieme senza annunciare emendamenti di bandiera.

Se la crisi politica in atto dovesse sfociare, come sembra inevitabile, in una crisi di governo, anche questa premessa e promessa di rilancio della scuola italiana sarebbe vanificata. Il ritorno a schieramenti e politiche ‘partisan’ andrebbe però incontro agli stessi inconvenienti registrati in passato, soprattutto se a sostegno di un nuovo governo si schierasse una maggioranza eterogenea, esposta ai condizionamenti e ai veti delle forze minori che ne fanno parte. Una storia già vista.