Università, stop ai contenziosi sugli statuti

Il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ha “rinunciato a tutti i contenzioni con le università italiane sugli statuti“. Lo ha detto il ministro Maria Chiara Carrozza su twitter, spiegando che la decisione è stata “comunicata all’Avvocatura dello Stato“.

Così informa un secco comunicato stampa dell’Ansa. La decisione del ministro è volta a risolvere una delle questioni controverse sollevate dalla legge Gelmini, la 240/10, di riforma delle università.

Già da tempo i sindacati del comparto avevano parlato di ”effetti devastanti”, tra gli altri, degl interventi ministeriali per ridurre “i già limitati spazi di democrazia negli Atenei in particolare con i ricorsi ai Tar sugli Statuti e la proroga dei rettori“. In particolare, infatti, le modifiche agli statuti richiesti dalla legge di riforma dell’università riguardavano proprio le modalità di nomina, o di proroga, del rettore e degli organi direttivi degli atenei.

E’ del 20 giugno scorso uno degli ultimi pronunciamenti della magistratura in materia: il Tar per il Friuli Venezia Giulia aveva rigettato, infatti, come inammissibile il ricorso del ministero dell’Istruzione e dell’Università su una norma del nuovo statuto dell’Università di Trieste. “Norma che prevedeva l’elezione democratica del consiglio di amministrazione dell’ateneo“, afferma l’Università, ma che il Ministero aveva impugnato (come altre) in quanto difforme dall’interpretazione che lo stesso Miur dava della legge.

La maggiore autonomia statutaria delle università (peraltro radicata nella stessa Costituzione) segnala una certa perdita di potere della burocrazia ministeriale, ma anche una maggiore differenziazione sul territorio delle regole di governo degli atenei. Questo processo, insieme alla sempre più richiesta e frequente valutazione comparativa della qualità delle singole università, potrebbe favorire la ripresa del dibattito sul valore legale dei titoli, sempre più lontano da quello sostanziale e di mercato.