Unesco 2015: servono 7 miliardi per scolarizzare 29 milioni di bambini

L’Unesco denuncia ancora una volta i danni prodotti dall’insufficiente impegno dei Paesi economicamente più sviluppati per quanto riguarda il sostegno finanziario alla alfabetizzazione delle popolazioni con più alti tassi di esclusione dai processi formativi. Lo ha fatto in un nuovo rapporto, presentato in occasione della Conferenza internazionale sull’educazione svoltasi a Ginevra dal 25 al 28 novembre 2008 (“Inclusive Education: the Way of the Future“).

Nel documento, preparato in vista del meeting mondiale che si terrà nel 2009 per fare il punto sullo stato di avanzamento del programma “Education for All“, avviato nel 1990, si sostiene che per risolvere il problema, che riguarda molti Paesi africani come l’Etiopia, il Mali e il Niger, ma anche altri come il Perù o le Filippine, servirebbero per ogni anno, da oggi al 2015, 7 miliardi di dollari in più di quanto già viene attualmente speso dalla cooperazione internazionale.

Con questi fondi si potrebbe provvedere alla scolarizzazione di circa 29 milioni di bambini entro il 2015. In mancanza di questi fondi aggiuntivi la previsione è che nel 2015 i bambini esclusi da ogni forma di istruzione sarebbero complessivamente 75 milioni: i citati 29 milioni più altri 46, concentrati nell’Africa sub sahariana e in alcune zone dell’Asia meridionale. Di qui la critica, non nuova, ai Paesi ricchi che preferiscono riservare i loro contributi finanziari all’istruzione superiore dei Paesi poveri, ostacolandone di fatto la crescita, e drenandone i laureati (medici, ingegneri, insegnanti) di cui essi avrebbero più bisogno per svilupparsi.