Una trattativa lampo, puntando agli arretrati sotto l’albero

Una trattativa lampo dopo un’attesa infinita per un contratto scaduto da quasi 21 mesi.
A due settimane dal primo incontro del 7 settembre all’Aran, i cinque sindacati rappresentativi del comparto scuola (i tre confederali, lo Snals e la Gilda) nella notte del 22 settembre hanno chiuso velocemente la vertenza, prendendo un po’ tutti alla sprovvista.
La trattativa è stata semplificata dalla mancanza, nell’atto di indirizzo predisposto dal Governo, di qualsiasi riferimento a interventi normativi: niente tutor, niente organizzazione per gli anticipi nella scuola dell’infanzia, niente complicazione di “stato giuridico”, evitando in questo modo problematiche consultazioni di base.
L’urgenza di concludere in fretta per tentare di assicurare il pagamento degli arretrati prima di Natale ha prevalso anche sulla voglia di premiare profili o anzianità oppure di sostenere particolari riconoscimenti di situazioni professionali tra i docenti.
Le posizioni stipendiali esistenti sono state compensate tutte allo stesso modo: 5,26% di aumento per docenti giovani e anziani, per docenti di scuola dell’infanzia o delle superiori.
Un contratto con poca anima, quasi automatico. Anziché una trattativa sarebbe forse bastato un computer.
Ma tutto è bene quel che finisce bene, anche perché quel 5,26% di aumento per tutti gli insegnanti è ben di più di quel 5,01% contrattato a maggio per i dipendenti pubblici. Poi c’è una “una tantum”, un aumento del fondo di istituto, e anche altre risorse da assegnare a finanziaria conclusa.
Quella definita nella notte del 22 è un’ipotesi che, dopo i rituali assestamenti, può diventare accordo da sottoporre all’approvazione del Governo e della Corte dei Conti. Poi diventerà contratto.
Gli arretrati insieme alla tredicesima potrebbero essere una realtà.