Una settimana incandescente per la scuola

La miccia è stata innescata dalla notizia, diffusa sette giorni fa da Tuttoscuola (vedi TuttoscuolaNEWS n. 62 del 29 luglio), che il ministro Moratti, con la discussione in commissione parlamentare ancora in corso, si preparava a emanare dei decreti per anticipare aspetti importanti della “sua” riforma già da settembre. Riapertura delle iscrizioni inclusa.
La stampa nazionale sulle prime non ha preso tanto sul serio l’indiscrezione, preferendo dare spazio, sui giornali di martedì, all’ormai chiara impossibilità di approvazione entro le ferie parlamentari della riforma almeno in commissione (conclusione cui era arrivata la nostra newsletter più di venti giorni prima, vedi TuttoscuolaNEWS n. 59). La notizia invece era che la riforma partiva, e in maniera piuttosto obliqua, da subito. Da mercoledì in poi, finalmente, grandi titoloni su quanto i lettori di Tuttoscuola sapevano da oltre 48 ore, cioè sulla sperimentazione di settembre.
I primi segnali di bagarre, invece, c’erano già stati lunedì 29 in Parlamento, con la richiesta da parte della senatrice diessina Pagano di differire la ripresa dei lavori in commissione a un intervento del ministro Moratti in parlamento. In particolare è stato ritenuto “offensivo per la commissione” il riferimento, fatto dal ministro nella comunicazione al Cnpi, all’ordine del giorno di un paio di giorni prima (pubblicato anche questo da Tuttoscuola) con il quale alcuni parlamentari richiedevano al Governo di avviare da subito la sperimentazione. Nella lettera a firma Moratti inviata il 26 luglio al Consiglio nazionale si chiariva infatti che il progetto sperimentale nasceva anche “dall’ordine del giorno della settima commissione del Senato”, lasciando intendere che fosse un’iniziativa approvata dalla commissione.
Anche il presidente azzurro della commissione Asciutti ha ritenuto che la formulazione della richiesta di parere fosse “oggettivamente errata”. Il ministro Moratti ha subito corretto il tiro con una seconda lettera al Cnpi per rettificare l’errore relativo all’ordine del giorno parlamentare. Un chiaro sintomo che l’intera operazione è stata orchestrata in gran fretta e non senza contrasti all’interno della maggioranza e dello stesso Ministero.
Nel frattempo, nel mondo della scuola si levavano critiche all’operazione. Non tanto sul merito di sperimentare, quanto sui tempi (a distanza di un mese) e sui modi (con la discussione ancora in corso in Parlamento e brandendo un ordine del giorno poi rinnegato dalla stessa maggioranza). Sindacati in allarme, Anci sul piede di guerra, molti esponenti della stessa maggioranza critici e indispettiti per il tentativo surrettizio di far ottenere copertura parlamentare all’operazione. Fino ad arrivare allo stop del consiglio dei ministri di venerdì. Un gran pasticcio.