Proprio un anno fa, appena usciti dal lockdown, finalmente liberi di respirare a pieni polmoni su un prato, ci siamo confrontati su una nuova visione di scuola e su un possibile cambio di paradigma educativo. Da cosa siamo partiti? Dall’esigenza e dal desiderio di rendere la scuola ancora di più un luogo di crescita dove ogni bambino possa far fiorire le proprie potenzialità e sia soggetto attivo e costruttore di conoscenza: dove si possa imparare e stare bene. In questo senso, abbiamo visto nella natura e nel territorio le risorse che possono offrire benessere psicofisico, stimoli multisensoriali e un ambiente di apprendimento inclusivo. La forza del nostro gruppo? La condivisione di questo progetto tra insegnanti di ogni ordine di scuola: dall’Infanzia, alla Primaria, alla Secondaria di primo grado e il fatto che si sia costituito spontaneamente, spinto da una forte motivazione.
Abbiamo raccolto l’esperienza dell’Infanzia di Fabbriche, che aveva avviato un progetto di didattica outdoor già nell’anno precedente ed è iniziato il percorso di confronto, autoformazione ed elaborazione di un progetto di Istituto che ci ha coinvolto per tutta l’estate.
A settembre la condivisione con il Collegio, l’iscrizione alla Rete nazionale Scuole statali all’aperto e la conseguente formazione, ci hanno portato ad avviare la sperimentazione nelle nostre classi già dall’inizio dell’anno scolastico.
Non era scontato arrivare fin qui, non era scontato essere sostenuti costantemente dal Dirigente e non era scontato non mollare nei momenti difficili; ci vogliono la passione e la convinzione di stare lavorando insieme per una scuola migliore. Questa passione e questa unione di intenti ci hanno portato a condividere con altre scuole la nostra esperienza, nell’ottica dell’apertura e del confronto, come principi di crescita per tutti.
Ed ecco come siamo giunti al seminario del 29 maggio.
Su richiesta dell’Usr Liguria, in particolare di Graziella Arazzi e Alessandro Clavarino che si sono interessati al nostro progetto, abbiamo proposto il racconto del nostro anno scolastico all’interno della cornice teorica offerta dagli esperti dell’educazione all’aperto:
Fabrizio Bertolino, educatore ambientale e ricercatore universitario di pedagogia,
Francesca Granone professoressa associata presso la facoltà di Early Childhood education in Norvegia,
Jose Mangione e Stefania Chipa, ricercatrici di INDIRE, legate al progetto di “Piccole scuole”,
Paolo Mai, maestro e co-fondatore dell’Asilo nel bosco.
L’introduzione e le conclusioni sono state affidate a Graziella Arazzi e Alessandro Clavarino, funzionario Usr responsabile dell’ambito territoriale di Genova.
“Scuola APERTA all’aperto”, la suggestione che ci ha lasciato Bertolino con il suo excursus storico sulle origini dell’apprendimento attivo in natura e sulle prime Waldschulen.
“Io sono la società” è quello che riecheggia nelle scuole dell’Infanzia norvegesi dove i bambini interiorizzano la consapevolezza che “le azioni di oggi determinano il mondo di domani”. E’ la testimonianza che ci ha portato la professoressa Granone che da anni lavora come ricercatrice all’Università in Norvegia, dove, nelle scuole, il gioco e le attività all’aperto sono i principali contesti di apprendimento e si affronta il rischio per comprendere i propri limiti e acquisire consapevolezza di sé.
“Uscire fuori dalla scuola per andare incontro a problemi che nella scuola possono essere solo discussi ma non indagati, per entrare in rapporto con persone portatrici di competenze diverse da quelle degli insegnanti, per svolgere attività che nell’ambiente scolastico non trovano condizioni, strumenti…” Mangione e Chipa ci portano l’esperienza delle Piccole Scuole italiane.
L’importanza della natura e della dimensione emozionale sono stati i punti centrali dell’intervento di Paolo Mai. “Non permanere troppo nella nostra zona comfort e nelle nostre abitudini che hanno sembianze di un abito comodo ma che, in realtà, ci soffoca. Noi facciamo parte della natura e, come la natura, ci dobbiamo costantemente trasformare; lentamente, gradualmente, ma senza sosta. Questo dovrebbe essere l’anelito di ogni essere umano.” La società si trasforma e dovrebbe trasformarsi anche la scuola che, più che dare informazioni, dovrebbe aiutare i ragazzi a capire come organizzare con senso critico quelle che ricevono continuamente da ogni parte.
Le Neuroscienze, inoltre, ci hanno ormai chiarito da tempo come funziona il cervello che apprende e l’importanza delle emozioni in questo processo: “apprendo se mi batte er core”, come ha terminato il suo intervento Paolo Mai.
Il seminario si conclude con l’immagine che arriva dall’Usr Liguria della scuola come luogo di cura dell’altro e di come “riempirsi gli occhi, la mente e il cuore dell’ambiente esterno sia una Cura”.
Per visionare la registrazione del seminario: https://bit.ly/2TgPBoN
Per visionare il progetto: https://www.icvoltri1.edu.it/?page_id=12902
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