Una riflessione sul ‘Consiglio della scuola’

Sul tema degli organi collegiali ci ha scritto il nostro lettore Pierluigi Alessandrini, il cui intervento pubblichiamo volentieri.

Invitiamo gli altri lettori a inviarci le loro opinioni sul tema (o su altri temi nuovi da proporre), scrivendoci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

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Vorrei sollevare il problema della riforma degli Organi Collegiali, attualmente in discussione, per porre la questione della presidenza dell’organismo “Consiglio della scuola” (ex Consiglio d’Istituto).

Al suo interno potranno finalmente entrare di diritto i finanziatori (nel primo ciclo gli enti locali, che attraverso il diritto allo studio assicurano la funzionalità delle scuole), ma la presidenza resterà affidata a un genitore.

Questo punto mi pesa particolarmente, a seguito dell’ingresso in campo dell’autonomia scolastica nel 2001.
Qualche buontempone oggi asserisce che “l’autonomia del dirigente esce rafforzata dagli ultimi provvedimenti”, ad esempio per l’assegnazione del personale ai plessi e alle classi. Mi vien da ridere: nemmeno le sentenze dei tribunali hanno dato un univoco orientamento, parteggiando ora per l’una ora per l’altra interpretazione e disorientando completamente i dirigenti scolastici.

Ma tornando alla presidenza di un organo così importante, fino ad oggi non si poteva far altro che tenerli in questa forma, in quanto i decreti del 1974 non potevano essere disattesi, anche dopo il sostanzialmente diverso quadro uscito nel 2001 con l’avvento dell’autonomia.

Ma oggi il senso della presidenza ad un genitore dove trova il suo fondamento?

Lasciamo per un attimo da parte i voli politicamente ed eticamente troppo alti, che solitamente non portano risultati perché scollegati dalla realtà. Quale competenza e disponibilità di tempo potrà avere un genitore per presiedere tale organo? Quale disponibilità potranno avere i membri per far funzionare tale organo in modo diverso da quello odierno, attraverso gruppi di lavoro, commissioni ed altro, per creare le decisioni che attualmente vengono proposte, sintetizzate e spiegate al consiglio dal dirigente scolastico?

Ritengo che una legge così nuova, che ci dovremo tenere per un elevato numero di anni, non possa prescindere dal considerare che il populismo deve lasciare il posto all’efficacia e all’efficienza. Chi ha competenze e tempo per elaborare indirizzi culturali, progetti e azioni è corretto che li presieda e li governi, altri soggetti avranno altri compiti che potranno essere di controllo e di valutazione.

Vorrei anche sottoporre alla riflessione la modalità delle elezioni del prossimo organo collegiale: nella informativa ai genitori verrà inserito l’elenco dei compiti del consigliere e del presidente (che necessariamente dovrà essere un consigliere genitore tra gli eletti) e la necessità del presidente di tracciare le linee di lavoro dell’organo collegiale, con tempi, argomenti, attribuzioni di compiti, eccetera.

Sono curioso di sapere quanti genitori si dichiareranno disponibili ad accettare di essere eletti in un tale organo. Perché nella scuola a seguito di questo provvedimento sarà effettivamente quello che dovrà fare.

Una seconda riflessione: la futuribile valutazione del merito dei dirigenti dovrà tenere conto della marginalità della sua figura all’interno del nuovo quadro, che limita la sua funzione all’aspetto esclusivamente gestionale o propositivo.

I risultati di gradimento scolastico da parte del pubblico, di allocazione di risorse nel programma annuale, di ricerca di fonti di finanziamento esterne non potranno più essere oggetto della valutazione di merito, a causa della marginale influenza del prèside all’interno del Consiglio della scuola, dove vige il principio “una testa un voto”.

Faccio l’esempio di alcune voci relative ai compiti del Dirigente inserite nel suo contratto individuale: “Predispone un piano di miglioramento dell’Offerta Formativa della propria scuola…”, oppure “promuove e sviluppa… l’autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo…”.

Tutto questo con un genitore come presidente del Consiglio della scuola ed un solo voto a colui che presenta e propone!!

È chiaro che si valuta una cosa che deriva dalle decisioni di un organo collegiale e non dalla propria capacità operativa.

E non mi si dica che il presidente ed il dirigente lavorano in stretto rapporto per concordare strategie, tempi e modalità: significa che a tu per tu il dirigente spiega, ipotizza, propone e il presidente, dopo domande di approfondimento ed eventuali suoi apporti, assume. In pratica il lavoro è fatto dal dirigente, ma il merito è del presidente. Ancora una volta si predilige la facciata invece della autorevolezza del percorso. Naturalmente, su quasi 11.000 scuole, ci saranno anche situazioni che sono funzionanti grazie a genitori competenti, attivi e disponibili. Ma la maggior parte delle scuole non funziona così.
Non è ancora arrivato il momento di togliere la separazione tra DIRE e FARE? Perché si continuano a ipotizzare situazioni che confliggono in teoria e in pratica? Perché le ipotesi che si fanno considerano i vari ruoli solo in maniera teorica e non considerano l’ “effetto domino” di un provvedimento?

Da ultimo sono a sottolineare che la rappresentanza legale dell’istituzione è attualmente del dirigente scolastico. Ma si è mai visto che tale compito venga svolto da chi non detiene la carica di Amministratore Delegato?

Deve essere automatico che chi paga di persona è colui che guida, altrimenti la rappresentanza legale con oneri ed onori deve essere spostata sul presidente del Consiglio della scuola.

Grazie e buon lavoro.

Pierluigi Alessandrini

IC Sabbioneta (MN)

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