Una questione concreta: l’impreparazione degli studenti

Il rettore del Politecnico di Milano, Giulio Ballio, ha denunciato sul “Corriere della sera” (3 marzo 2006) l’impreparazione delle matricole. Hanno dimenticato le nozioni imparate a scuola, lamenta. Non hanno i requisiti per accedere ai corsi universitari. “Non possiamo spiegare le potenze e le equazioni di I e di II grado“. “Non rispondono a domande elementari“.
Non sono cose nuove. Sono ormai decenni che si è imboccato il piano inclinato della diminuzione della qualità degli studi secondari e della riduzione dell’università ad un tardivo liceo.
Il rettore del Politecnico sforna la sua “ricetta“: quattro anni di superiori, più preparazione all’università, come avviene in Cina e negli Usa.
La proposta richiama quella formulata agli Stati generali della scuola il 19 e 20 dicembre 2001 dalla Commissione Bertagna: conclusione degli studi per tutti a 18 anni; i bravi che superano gli esami di ammissione passano subito in università, per gli altri un anno o comunque il tempo necessario di riallineamento della loro preparazione, scegliendo i migliori docenti della secondaria i quali, a loro volta, dovranno lavorare in collegamento con l’università.
Le due proposte potrebbero essere però accusate di favorire la costruzione di ristrette elite. Non sfugge infatti che gli esami di licenza media e di Stato riferiti all’anno scolastico 2004/2005 confermano i dati negativi emersi nell’anno precedente. Il 37,4% dei ragazzi alla licenza media è promosso con il giudizio di sufficiente, nelle isole sale al 42,1%; solo il 17,7% raggiunge la votazione di ottimo.
Nella scuola secondaria superiore è diminuito il numero degli studenti che conseguono il diploma di maturità con il massimo di voti: solo il 9,9% mentre è aumentato dal 27% al 40,3% quello degli studenti che conseguono il diploma con una votazione entro i 70/100.
Ciò di cui sembra esserci veramente bisogno è un progetto concreto nel quale associare la scuola, i docenti e gli studenti in una strategia congiunta. Occorre aiutare i giovani e le famiglie a prendere consapevolezza che la scuola serve e che il successo nella vita è strettamente collegato al possesso di conoscenze e competenze.