Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Una pagina di storia locale per educare gli studenti al patrimonio culturale

Di Carla Sacchi

6.30 del 24 Giugno 1859, Castel Goffredo: la fanteria francese, in marcia verso est, tenta di penetrare da Porta Brescia, ma non vi riesce. Entrata, successivamente, da Porta Mantova trova gli ulani austriaci che si stavano muovendo verso ovest e costringe la guarnigione austriaca a fuggire. Intanto l’esercito piemontese stava combattendo in zona bresciana lungo un fronte che si estendeva per circa 20 Km. Questo il coinvolgimento, seppur marginale, di Castel Goffredo nella battaglia di Solferino e San Martino, nel contesto della Seconda Guerra d’Indipendenza Italiana.

I rievocatori storici, rigorosamente in costume e armi d’epoca, forniscono queste informazioni in apertura dell’incontro storico-didattico organizzato dall’Amministrazione comunale presso l’aula magna della Scuola Secondaria dell’Istituto Comprensivo di Castel Goffredo, in collaborazione con la dirigente Dott.ssa Sirressi e il corpo docente, per commemorare il 160° Anniversario della battaglia di Solferino.

 Non è un semplice racconto, ma una vera e propria ricostruzione storica che viene resa vivace e proficua grazie alle domande che i rievocatori pongono agli studenti per stimolarne la partecipazione e grazie anche ai molteplici riferimenti a posti e ad architetture ancora oggi identificabili nella città castellana.

Castel Goffredo, all’epoca città fortificata con torri e mura alte 10 m, era in mano agli austriaci. I rievocatori sono abili e competenti nel fornire le informazioni che difficilmente i nostri studenti possono acquisire durante una lezione in aula o dalla lettura sui libri. Viene illustrata nel dettaglio la divisa francese rossa e blu indossata da alcuni figuranti: il gallone sul braccio si riferiva all’anzianità, mentre i gradi indicanti il ruolo che si ricopriva erano posti sull’avambraccio. I soldati che si erano distinti durante una campagna militare ricevevano una medaglia che esibivano sulla giubba. Il tenente era riconoscibile grazie a una spallina con la frangia e una senza, il capitano invece indossava due spalline con frangia.

Attraverso la proiezione di immagini e dipinti dell’epoca si presenta lo schieramento tipico tenuto in battaglia. La fanteria marciava in colonne immense, poi, di fronte al nemico, si disponeva in linea con la fanteria leggera sul davanti. Nella fanteria di linea i soldati viaggiavano gomito a gomito muovendosi così come fortezze avanzanti.

Tra le tante curiosità dei ragazzi che i rievocatori hanno soddisfatto:

Come si identificavano le compagnie? Esse erano contraddistinte dal colore delle spalline: rosse (simbolo della forza) per i granatieri, i più esperti; verdi con profilo rosso per i fucilieri posti al centro; gialle per i volteggiatori che, più snelli nei movimenti, riuscivano ad aprirsi in ordine sparso.

Quale la differenza tra fanteria leggera e pesante? La fanteria leggera si muoveva in ordine sparso: ad esempio, gli zuavi indossavano un’uniforme blu con pantaloni larghi e una giubba più stretta per muoversi agevolmente tra le fronde degli alberi. Le ghette proteggevano dal fango per evitare che la scarpa si impantanasse nel terreno e venisse persa. Le canne dei loro fucili erano più lunghe.

Perché tra i rievocatori è presente una donna in divisa? Le Vivandiere o Cantiniere erano presenti in numero di 4 per ciascun battaglione. Esse indossavano una uniforme non molto diversa da quella degli uomini: un pantalone con sopra una gonna, il cappello però era più largo e il giacchino molto più corto. Il loro ruolo era quello di prestare soccorso ai feriti e provvedere all’approvvigionamento dei cibi.  All’epoca non esisteva ancora un piano di sanità organizzato: la Croce Rossa nascerà proprio dopo questa battaglia. In quel tempo, l’imprenditore e filantropo svizzero Henry Dunant si trovava proprio a Castiglione delle Stiviere, paese confinante con Castel Goffredo, per incontrare Napoleone III di Francia. A Castiglione vi era l’ospedale più vicino a Solferino e migliaia di feriti, nei primi giorni della battaglia, furono trasportati lì.

Cosa conteneva lo zaino? Lo zaino, fatto con una cassa di legno, rappresentava la “casa” del soldato, ovvero vi si trasportava tutto ciò che era necessario: effetti personali, metà della tenda e dei relativi paletti e picchetti suddivisi tra due soldati che avrebbero montato una sorta di canadese a due posti; un contenitore per il rancio, un bicchiere, i colpi per le armi, una camicia e una scarpa dritta per eventuale cambio per entrambi i piedi.

Quali le differenze di divise e armi tra i due schieramenti ?  Gli austriaci indossavano, di norma, pantaloni blu e la divisa era solitamente in lino. I Kaiserjäger, cacciatori dell’imperatore, rappresentavano le truppe d’élite, ovvero i migliori soldati, che venivano prelevati dalla fanteria di linea e inseriti in questi reggimenti. La guardia personale dell’imperatore esibiva una mostrina verde. Il fucile a percussione corto e a canna rigata risultava più preciso.

La lunghezza della baionetta montata sul fucile suscita sorpresa tra i ragazzi. Un solo soldato era addestrato per usare l’arma da fuoco e al combattimento corpo a corpo. Ma l’assalto con la baionetta era tra gli attacchi più terribili in battaglia e si cercava di evitarlo.

Tra i rievocatori è presente un feldmaresciallo, (la cui presenza permette di rievocare il feldmaresciallo austriaco Josef Radetzky), che spiega la presenza dell’aquila a due teste sulla bandiera in quanto l’imperatore austriaco, per secoli era stato anche imperatore del sacro romano impero, da qui l’aquila che guardava sia ad oriente che ad occidente. Gli studenti hanno occasione di vedere una delle onorificenze dell’ordine cavalleresco di Maria Teresa d’Austria. Ne esistevano diverse: per cavaliere, commendatore e Gran Croce e medaglie a croce di ferro, a croce d’oro con o senza corona, a croce d’argento e di bronzo.

La lunga conversazione con gli allievi si conclude con alcune domande che hanno l’obiettivo di testare l’attenzione prestata. Coloro che rispondono correttamente vengono omaggiati con cappellini dello stesso colore indossato dai rievocatori francesi con il numero 100, che ricorda la fanteria “100ème de Ligne”.

Il contributo della scuola alla formazione di una la coscienza storica delle nuove generazioni deve passare attraverso la corretta lettura delle tracce presenti sul territorio circostante, per comprendere i fatti essenziali relativi alla storia italiana, europea e mondiale e per permettere un confronto e un dialogo sereno nella complessità di una società multiculturale. Questa esperienza si è mossa proprio in tale prospettiva educativo-didattica.

 

Forgot Password