
Una opposizione alla riforma senza ritorno
Il segretario della Cisl-scuola, Francesco Scrima, ha lanciato un appello ai senatori perché cambino radicalmente il testo della riforma approvato dalla Camera. Lo ha fatto anche Barbagallo della Uil e altri esponenti sindacali, in vista di una manifestazione a Roma il 5 giugno. Il Senato, dunque, come ultima spiaggia.
Le audizioni tenute nella 7.a Commissione Istruzione del Senato, secondo Scrima, hanno lanciato tutte un segnale inequivocabile a Renzi e alla Giannini: cambiare!
Cambiare il piano di assunzioni perché le scelte “Non risolvono il problema di un precariato che in gran parte non avrà risposta dal piano di assunzioni, così come è impostato. Appesantiscono e complicano assurdamente la gestione del personale, senza alcun reale beneficio per la qualità dell’offerta formativa”.
Giudizio sindacale negativo anche sulla valutazione e sulla partecipazione.
“Il Senato – ha concluso Scrima – ha una grande opportunità, correggere in modo significativo la rotta sbagliata di un progetto che esalta logiche di competizione e concorrenzialità esasperata, e di riprendere quella giusta, verso una scuola intesa come comunità che agisce nel segno della cooperazione, della partecipazione, della democrazia”.
Le parole sono pietre e lasciano il segno. In queste settimane le parole di apprezzamento per qualche parte della riforma sono state largamente coperte dalle critiche, come se fosse tutta da buttare.
Ma una volta che si sono bruciati i vascelli alle spalle, cosa faranno il sindacato e gli insegnanti davanti alla legge se non sarà sostanzialmente modificata dal Senato? Faranno resistenza passiva e ostruzionismo per evitarne l’applicazione?
Non sarebbe meglio che il sindacato, per evitare il peggio, si preparasse una via di fuga? O forse c’è la certezza che il Senato provveda?
Solo gli utenti registrati possono commentare!
Effettua il Login o Registrati
oppure accedi via