Un lodevole esempio di trasformazione digitale: dalla prudenza all’audacia 

Di Alfonso Rubinacci*

Una comunità scolastica, Don Bosco di Borgomanero di Novara, che nella stessa cornice concettuale riafferma la necessità di una discontinuità: sembra malata, la nostra scuola, ma non lo è, ferita dagli eventi, forse, ma viva e sana. Lo dimostrano il documento di Roberto Franchini, che Tuttoscuola ha pubblicato sul sito nei giorni scorsi, e quello di G. Campagnoli ed E. Negri, del Don Bosco di Borgomanero (No), che pubblicheremo sul sito nei prossimi giorni e che nella stessa cornice concettuale, riafferma la necessità di una discontinuità strategica nella progettazione didattica “per adottare con audacia i nuovi paradigmi della trasformazione digitale”. Una Scuola che a giugno 2020 è stata riconosciuta tra le cinque migliori in Italia proprio per la trasformazione digitale in atto, con il premio “Operazione Risorgimento Digitale” di Tim e Junior Achievement .

Tuttoscuola, nello sforzo continuo che la contraddistingue a sostegno del sistema educativo, dei docenti in questa terribile emergenza sanitaria, incanala la ricerca e la documentazione verso un confronto con le realizzazioni sul campo, perché pensiero ed azione, nella loro dinamica, generino nel sistema formativo modalità di essere e di operare sempre vitali.

Campagnoli e Negri, a conferma dell’evoluzione dei paradigmi scolastici indicata da Franchini, riportano i dati di un’indagine tra gli studenti sull’impatto della didattica a distanza, che fornisce risultati ampiamente soddisfacenti nelle diverse classi di parametri adottati. Ma la didattica a distanza non è il banale trasferimento delle modalità di fare lezione “dal vivo” al “remoto”, declinato nei suoi vari aspetti. Nel caso dell’Istituto di Borgomanero si fonda su un modo diverso di “essere scuola”, caratterizzato, tra l’altro, dall’introduzione nella classe di un’ora straordinaria di formazione con due docenti per sviluppare condivisione e consapevolezza del cammino educativo, dalla contaminazione tra le diverse discipline nel percorso di apprendimento, nel coinvolgimento degli studenti nella creazione di strumenti a sostegno dello stesso apprendimento (ad es. il progetto “Barocco 2020”).

Indubbiamente l’ampiezza dei problemi che si pongono nella fondazione della nuova scuola, qual è quella del dopo-virus, è tale da richiedere ulteriori riflessioni, raffronti e conferme, ed un ripensamento sui paradigmi in funzione dei quali creare e valutare l’istituto della scuola e la sua collocazione in una cultura ed una società che sembrano sfuggire a definizioni sicure.

E sarà difficile anche raccogliere e documentare i passi man mano compiuti. A questo, con il contributo dei suoi lettori, continuerà anche nella fase di ripartenza a dedicarsi con dedizione e passione Tuttoscuola.

Nei prossimi giorni pubblicheremo quindi su tuttoscuola.com il documento integrale “Trasformazione digitale nella scuola” di Giovanni Campagnoli ed Emanuela Negri. Di seguito una prima parte.

*Coordinatore comitato scientifico di Tuttoscuola

Trasformazione digitale nella scuola

La fase di ravvio tra digitale e spazi flessibili di apprendimento

Di Giovanni Campagnoli, Coordinatore didattico per le esperienze ed Emanuela Negri,vice coordinatrice didattica, docente di Arte e Immagine.

L’articolo prende spunto dal Documento di Roberto Franchini e Alfonso RubinacciUna crisi da non sprecare. Partire, invece che ri-partire”, pubblicato sulla rivista Tuttoscuola, dal 15 maggio 2020, v. www.tuttoscuola.com/coronavirus-una-crisi-da-non-sprecare-partire-invece-che-ri-partire .

Partendo dal “fare memoria” della Scuola rispetto ai mesi precedenti la fase di ’Emergenza Covid 19, si cerca di mettere in luce gli aspetti didattici ed educativi positivi sviluppati in questo periodo, da non perdere nel futuro, appresi da tutta la comunità scolastica. Alla fine dell’emergenza, dovremo infatti essere capaci di far emergere gli aspetti chiave sulle relazioni tra digitale, comunicazione (a distanza ed in presenza fisica) ed apprendimento. Per adottare con audacia i nuovi paradigmi della trasformazione digitale che consentono maggior inclusione, miglioramento dei livelli di apprendimento, maggior partecipazione attiva di studenti, genitori e territorio alla vita della Scuola, è necessaria una “discontinuità strategica”[1]nella progettazione. Sarà anche necessario scartare invece quegli aspetti negativi che il digitale ha evidenziato in questi mesi, a partire dal rischio di esclusione. Il giusto mix tra il “nuovo” ed il “tradizionale” sarà la chiave per una formula di una scuola “irresistibile” ed appassionante per tutti[2]

Scuola e contesto digitale: il docente 4.0

In questo periodo la Scuola italiana ha affrontato una prova senza precedenti, sia per intensità (giorni di sospensione, incertezza, numero di persone coinvolte, ecc.), che per vastità (l’intero territorio nazionale). Il passaggio alla didattica a distanza non è stata una scelta condivisa frutto di un percorso accompagnato, ma l’unica modalità possibile per mantenere una relazione di apprendimento tra i soggetti della scuola. Probabilmente la scuola italiana non avrebbe scelto di passare alla didattica on line così velocemente (ed in generale neanche il resto del Paese avrebbe scelto smartworking…), se non si fosse determinata questa situazione. Da anni la Scuola, pur avendo utilizzando fondi, attivato sperimentazioni, sviluppato progetti, introdotto figure ad hoc (es. “Animatore digitale”), stava procedendo – a parte eccellenze a “macchia di leopardo” nel Paese – con un ritmo blando verso la cosiddetta “trasformazione digitale”. La LIM ed il registro elettronico sono stati i primi cambiamenti importanti, anche se generalmente sempre sottoutilizzati rispetto alle potenzialità di apprendimento (la LIM), sia di strumento di comunicazione, sia soprattutto per un approccio data driven. Così finalizzati questi strumenti permetterebbero infatti di condurre la Scuola verso la raccolta dati (e successiva trasformazione in informazioni utili) dei caratteristici processi di lavoro (valutazione, partecipazione, livelli di apprendimento).

Fino a prima di questa crisi da Covid 19, le scuole si erano attivate per introdurre interventi di contrasto al cyber bullismo, percorsi di educazione all’uso consapevole dei nuovi media, corsi sulla sicurezza in rete, progetti di prevenzione da dipendenze da gaming ed e-sports… Insomma, fino a febbraio 2020 la rete ed il digitale erano ancora rappresentati nella scuola, più come “luoghi pericolosi” che ambienti capaci di offrire opportunità educative e/o di apprendimento….

Lo spazio scuola era visto come luogo fisico, aule, pareti ed edifici, tra abbandono e rinascita (si pensi all’innovazione degli “spazi flessibili di apprendimento”), con un rapporto contenuto contenitore che al denominatore non ipotizzata altro che non muri… Sembrava anche la scuola stesse in una dimensione di “bolla” dove il digitale era escluso (v. ad es. le Circolari dei Dirigenti Scolastici per limitare l’uso di uso di smartphone durante il tempo scuola, le Ordinanze pre esami di divieto, l’inserimento di sanzioni nei Regolamenti di Istituto, i sequestri e le confische, ecc…). Polarizzando un po’, sembrava quasi una Scuola impegnata in una lotta impari per preservarsi da tecnologie e strumenti (v. le LIM, Registro Elettronico, spesso sottoutilizzati,l’informatica confinata nei laboratori…), senza ricordare l’accelerazione di cui ognuno è testimone rispetto a questi fatti (v. Fig. 1).

Fig. 1: Numero di anni necessari a connettere 50 milioni di persone nel mondo

Poi, a colpi di Decreti ed Ordinanze (classico processo “top down”), rivedendo accordi lavorativi e superando i Collegi Docenti, in rigoroso ordine sparso, la Scuola è partita a più velocità con la didattica a distanza. La Scuola, fatto straordinario, ha riconosciuto lo “smartworking”, tradotto come “lavoro agile”[1] (nella P.A. si era parlato di telelavoro, ma con poco successo), superando le prefigurazioni che riguardano ancora il lavoro del secolo scorso[2].

Eppure i docenti e gli studenti4.0” esistevano già prima ed esistono tutt’oggi, così come nell’impresa esisteva ed esiste l’operaio 4.0[3]. Anche per gli insegnanti si potrebbe parlare (come dell’Industria 4.0) di professionalità aumentata[4] (la cosiddetta “quarta rivoluzione industriale” nelle fabbriche). Si tratta (e questo dovrebbe valere molto per i docenti) di lavoratori in grado di gestire i dati, compiere una pluralità di opera[5]zioni, connettersi agli altri, condividere, creare contenuti, mettendo al servizio del lavoro quelle stesse abilità di “nativi digitali” chesi utilizzano nella vita privata (non solo “navigare” in internet, ma anche creare, ascoltare musica, assistere ad eventi, scaricare video, effettuare acquisti, scrivere, organizzare immagini e contenuti, postarli, ecc.). Con la tecnologia, cambieranno quindi le mansioni e l’istruzione del lavoratore, operaio o tecnico, impiegato o dirigente o docente, che potrà interpretare il lavoro in modo più creativo, responsabile e coinvolgente. Ciò in un contesto di responsabilità ed interconnessioni maggiori, anche nella Scuola, dove la sfida diventa oggi costruire organizzazioni / attività didattiche “irresistibili” (v. Cap. 2). Si sviluppa una cittadinanza creativa di docente che aspira ad avere uno “spazio affettivo” di lavoro: che sia una didattica in aula o a distanza, sincrona o asincrona, deve essere un luogo /fisico o digitale) che mette insieme fatica, impegno, bellezza (etica ed estetica), passione e condivisione[6] e che, a partire da questi temi, ne sia generativo dando senso, costruendo reti e comunità di lavoro creativo che nessun algoritmo, tutorial, piattaforma e/o tecnologia potrà rendere conveniente sostituire[7] (v. Fig. 2). I dirigenti scolastici dovranno imparare a valorizzare (e/o innescare) e favorire questi processi, sviluppando team di lavoro (all’inizio anche solo uno), in quanto contagiosi e “portatori sani” di innovazione didattica, sia in presenza che digitale.

Fig. 2: Le probabilità di sostituzione del lavoro del docente (v. Nota 8)

 

[1]un aggettivo che non rende giustizia al tipo di lavoro, sia perché ai docenti è stato chiesto (o imposto) un ulteriore sforzo di autoformazione in situazioni non sempre facili (ad esempio per non avere connessioni veloci a casa), sia perché l’agilità (intesa come contrapposta al lavoro lento, pesante), potrebbe rimandare ad un minor peso e quindi valore.
[2]Campagnoli G. (2016), Scuola Aperta, Fab Lab, Imprese Studentesche, Alternanza Scuola lavoro: innovazione verso una scuola più contemporanea e motivante, in Ricerca Azione (2016), Semestrale n° 8/2016 di Iprase, Provincia Autonoma di Trento Editore.
[3] Magone A, Mazali T (2016),Industria4.0.Uominiemacchinenellafabbricadigitale, Guerini, 2016.
[4] Campagnoli G. (2017), in AAVV, La (quasi) impresa. Manuali per operatori culturali, Il sole 24ore, Milano.
[5]Asincrona quando si pubblica materiale su una piattaforma o canale, ma gli studenti non possono interagire in tempo reale con il docente e ricevere feedback istantanei. In questo modo ciascuno può apprendere secondo i suoi ritmi.
[6]Campagnoli G. (2017), Il miracolo del riuso, in Cogliati Dezza V. Alla scoperta della green society, Edizioni Ambiente, Roma.
[7] Il sito https://willrobotstakemyjob.comè una piattaforma previsionale capace di indicare le probabilità che intelligenza artificiale / robot sostituiranno il lavoro umano, per ogni professione. Il docente ha però una bassa possibilità di essere sostituito da robot / IA (0,8%) nei prossimi anni. Alcune funzioni potranno essere automatizzate (circa il 30%, ad esempioattività come correzione prove, archiviazioni voti, spiegazioni a distanza, ecc.), ma non quelle più direttamente connesse alla relazione di apprendimento (capire le difficoltà, incoraggiare e motivare gli studenti, rimuovere dubbi, comprendere situazioni, ecc.).
[1] Campagnoli G. (2014), Riusiamo l’Italia. Da spazi vuoti a start up culturali e sociali, Ilsole24ore, Milano.
[2]Le riflessioni proposte e le esperienze segnalate, fanno riferimento ad aspetti teorici e metodologici della pedagogia di don Bosco, valorizzati nella loro contemporaneità, sviluppati nelle Scuole salesiane Secondarie di Primo e Secondo grado di Borgomanero (No,  v. www.donboscoborgo.it) e ad alcune sperimentazioni condotte nel periodo di didattica a distanza relativo all’Emergenza Covid 19 (e costantemente raccontate sulla web TV della scuola, nel Canale Youtube, v. www.youtube.com/channel/UC5kyBsdViKeB6G7p5u4K_Ig ). Convinti che o la teoria funziona in pratica, o la teoria è praticamente sbagliata.