Un altro scandalo, le autocertificazioni di comodo

Lo scandalo degli arresti per gli esami facili nei diplomifici, di cui ha dato ampio notizia la stampa nazionale, ha forse distratto l’opinione pubblica da un’altra vicenda contestualmente arrivata negli stessi giorni all’onore (si fa per dire) delle cronache.
Ci riferiamo alle oltre 600 autocertificazioni rilevate, questa volta, in ambito universitario, dove altrettanti studenti hanno potuto conseguire benefici economici sulle tasse universitarie dichiarando situazioni di reddito proprio o familiare non veritiero.
L’autocertificazione in tutte le pubbliche amministrazioni è il cavallo di Troia del falso ideologico che apre mille strade.
Nella scuola la situazione non è diversa. Le iscrizioni a graduatorie dei precari, docenti e Ata, da tempo consentono di avvalersi dell’autocertificazione, anche con il mezzo telematico.
Da tempo però, come confermano recenti indagini della magistratura romana, l’autocertificazione ha consentito di conseguire punteggi che non corrispondono assolutamente a servizi prestati o a titoli conseguiti.
I punteggi alterati per effetto di false dichiarazioni hanno consentito a decine di persone di conseguire un posto di incarico annuo nelle segreterie o a posti di bidello, a danno ovviamente di altri regolarmente iscritti in graduatoria.
In questi casi, se l’azione di controllo preventivo non è immediatamente possibile, un rigoroso accertamento successivo deve essere comunque fatto per eliminare e punire il falso ideologico.
L’inerzia dell’Amministrazione potrebbe indurre altri a usare l’autocertificazione come passepartout.