Tutor e orientatori, forti dubbi e resistenze tra i docenti

Non si hanno dati sull’andamento delle domande, presentabili fino al prossimo 31 maggio, con le quali i docenti interessati (al momento solo quelli delle scuole secondarie superiori) possono dichiarare la propria disponibilità a svolgere le funzioni di tutor e orientatore previste dal Decreto ministeriale n. 63 del 5 aprile 2023, una delle disposizioni attuative del PNRR relative all’orientamento.

Tuttoscuola aveva tempestivamente rilevato, già all’inizio di maggio, le difficoltà che il provvedimento poteva incontrare nelle scuole, esprimendo dubbi sull’efficacia degli incentivi con i quali il Ministero cercava di incoraggiare le domande. Ora, da varie scuole giungono notizie di forti resistenze, che in alcuni casi hanno preso la forma di ordini del giorno di rifiuto di presentare la domanda da parte dei Collegi dei docenti. È il caso, per esempio, del liceo scientifico Eugenio Curiel di Padova, dove ottanta professori su ottantuno hanno dichiarato la loro indisponibilità “a candidarsi nel ruolo di docenti tutor” approvando lo scorso 18 maggio un documento in cui si parla fra l’altro di progressiva “corrosione del tempo dedicato alle attività disciplinari”, di riduzione della figura dell’insegnante a “coach”, del carattere “offensivo” del previsto corso di formazione online di 20 ore. In documenti approvati in altri istituti si fa riferimento anche alla “miseria” dei compensi aggiuntivi previsti.

Un tasto sul quale preme anche il sindacato autonomo USB scuola, che ha proclamato uno sciopero per il 26 maggio affiancando il rifiuto della figura del tutor e orientatore alla richiesta di un aumento di 300 euro netti al mese per tutto il personale della scuola. Anche l’ANIEF ha espresso scetticismo, criticando però l’esclusione dei docenti precari dalla possibilità di presentare la domanda.

Come si vede le ragioni delle resistenze sono di varia natura: economiche, professionali (no al coach), didattiche (si perde tempo), di principio. Un mix che, sommando le diverse motivazioni, rischia di bloccare l’attuazione pratica del Decreto, almeno in un certo numero di istituti.

Certo, è improbabile che il ministro Valditara faccia un passo indietro, anche perché il provvedimento si colloca nel quadro delle misure di attuazione del PNRR. Ma la questione resta totalmente aperta e a nostro avviso dovrà essere affrontata con un’ottica diversa: più sistemica (tutti i livelli di istruzione vanno coinvolti), più globale (riguarda tutti gli insegnanti), più riformatrice (in direzione della personalizzazione degli itinerari formativi).

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