Tutor AI come insegnanti? Il futuro dell’apprendimento personalizzato tra utopia e distopia

Nell’epoca dell’intelligenza artificiale generativa, in cui la frontiera tecnologica si sposta di mese in mese, può essere istruttivo un flashback a quarant’anni fa, quando lo stile di vita dell’umanità era molto diverso (e ciò lo si deve proprio allo sviluppo della conoscenza) e la pedagogia cominciava a interrogarsi sull’impatto delle tecnologie sull’educazione.

Il professor computer”. Questo fu il tema di una tavola rotonda svoltasi nel maggio 1984 alla quale parteciparono due tra i più prestigiosi pedagogisti del tempo, Aldo Visalberghi e Mauro Laeng, con l’esperto di editoria elettronica Egidio Pentiraro, reduce dal successo del suo volume “A scuola con il computer”, e introdotta e coordinata da Orazio Niceforo. Nel corso del colloquio, il cui contenuto fu pubblicato dalla rivista Mondoperaio (n. 5, maggio1984), che l’aveva promosso, venne discussa anche l’ipotesi che in prospettiva l’apprendimento scolastico potesse in misura crescente basarsi sull’uso del computer (o calcolatore, come allora si preferiva dire). Una prospettiva che appariva ancora lontana ma di cui venne messo in luce, soprattutto da Visalberghi, il rischio che potesse tradursi nella compressione della “educazione storico-critica, il retaggio più positivo del nostro sistema scolastico” ad opera di tecnologie che, se non governate, avrebbero reso gli alunni e gli insegnanti “succubi delle grandi multinazionali che dominano il settore”.

Da allora sono trascorsi 40 anni, si sono diffusi i personal computer, sono nati il world wide web (1991), i primi smartphone con questo nome (1997), poi enormemente evolutisi, internet 2.0 (2005), i social media come Facebook (2004), Instagram (2010) e altri, fino ad arrivare ai più recenti sviluppi dell’intelligenza artificiale (ChatGPT è stata lanciata nel novembre 2022). Tutte queste innovazioni hanno profondamente cambiato il contesto nel quale operano i sistemi educativi, esercitando una crescente influenza sui processi di apprendimento e sulla didattica.

Contemporaneamente, soprattutto a livello internazionale, si va affermando l’idea forza della personalizzazione, che potrebbe essere resa possibile proprio grazie allo sviluppo dei software interattivi di ultima generazione (chatbot), che si avvalgono delle gigantesche banche dati create dall’intelligenza artificiale. Secondo Sal Khan, amministratore delegato della Khan Academy, questi chatbot potrebbero essere creati in breve tempo (lui ipotizza cinque anni) per fornire ai singoli studenti un’istruzione personalizzata, fatta su misura, erogando insegnamento, assistenza, valutazione dei risultati, adatti a chiunque, e lo saprebbero fare in modo più rapido ed efficace di quanto riuscirebbe mai agli insegnanti anche più bravi.

Si sta dunque realizzando l’utopia-distopia di una istruzione per tutti realizzata da macchine anziché dalle persone? Il “professor computer” del quale /si discuteva in quella tavola rotonda di 40 anni fa potrebbe davvero affiancare, o addirittura sostituire gli insegnanti? C’è da augurarsi che ciò non avvenga. Come ha preconizzato il Presidente dell’Accademia Nazionale Cinese delle Scienze dell’Educazione di Pechino Li Yongzhi, intervenendo al seminario ADIdel 23-24 febbraio 2024 a Bologna, la collaborazione tra insegnanti umani e digitali sarà in futuro la nuova normalità. L’AI non prenderà il posto dell’insegnante, ma richiederà da parte sua una maggiore preparazione nel saperla sfruttare: “senza questa competenza l’insegnante potrebbe avere delle difficoltà”. La personalizzazione (di cui parla anche il ministro Valditara) dovrebbe essere resa compatibile, sinergica, con quella “educazione storico-critica” di cui parlava Visalberghi, che solo insegnanti adeguatamente preparati possono assicurare. Altrimenti non sarà l’uomo a guidare le macchine, ma il contrario.

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