
Turi (Uil) sul comitato di valutazione: deriva burocratica
Le direzioni regionali nominano dufficio e in maniera unilaterale dirigenti e dirigenti in pensione

“Una procedura all’italiana: dove non si arriva con la programmazione si decide con la burocrazia. E’ quanto sta accadendo – denuncia il segretario della Uil scuola, Pino Turi – per la formazione del comitato di valutazione nelle scuole”.
La legge – precisa il sindacalista – prevede che nel comitato sia nominato un componente esterno, scelto tra docenti, dirigenti scolastici e dirigenti tecnici, senza che sia previsto alcun compenso, per equità si direbbe. Ma invece di procedere con nomine ponderate, destinare a dare equilibrio e competenza, stanno decidendo le direzioni regionali nominando d’ufficio e in maniera unilaterale dirigenti e dirigenti in pensione.”
Il fatto che le direzioni si stiano orientando a nominare dirigenti, anche in pnsione, piuttosto che docenti, sostiene Turi, “indica una deriva tutta burocratica che non presagisce nulla di buono“.
“Da un lato si obbligano i dirigenti ad accettare incarichi che non vogliono” – precisa Turi – nella fattispecie sono atti negoziali ricettizi che si perfezionano con l’accettazione e non possono essere attuati d’ufficio. E poi – aggiunge – sono incarichi non obbligatori che attengono alla libera scelta delle persone.
“Si sta gestendo” – si legge nella nota che la Uil Scuola ha inviato al Capo di Gabinetto del Miur – una delle più delicate novità normative con approccio meramente burocratico, come si trattasse di semplice adempimento, senza alcuna considerazione sulla ricaduta concreta di tali decisioni: una deriva burocratica che va, a nostro parere, interrotta e corretta”.
“Il ministro è ancora in tempo per intervenire“, conclude la Uil scuola, per evitare la formazione di comitati di valutazione “in cui tutti, genitori, studenti e dirigenti possono dare lezioni e stabilire criteri di retribuzione dei docenti”. Ma “se veramente qualcuno pensa che genitori, studenti e dirigenti in pensione possano modificare e rinnovare la scuola italiana, vuole dire che in questo Paese la propaganda funziona, eccome“.
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