Turi (Uil scuola): Commissione Europea invadente

La scorsa settimana la Commissione Europea ha pubblicato il consueto rapporto annuale sugli squilibri macroeconomici dei 27 Paesi membri e, per quanto riguarda la scuola, nella scheda Paese dell’Italia ha formulato alcune raccomandazioni sulla base di un’analisi dei risultati delle valutazioni Ocse-PISA riguardanti le competenze degli alunni.

Per nulla d’accordo con questa impostazione si è dichiarato Pino Turi, segretario della Uil scuola, a cui giudizio se “l’analisi e il livello europeo non sono in discussione, stupisce però che la Commissione, che dovrebbe limitarsi a fissare gli obiettivi comuni a cui attenersi, entri nel merito degli strumenti per realizzarli”.

Nel mirino del sindacalista sta l’eccessiva enfasi posta dal documento della Commissione Europea sulle ‘competenze’: “Dover insistere sulla necessità di competenze, che richiamano al sistema produttivo, è – secondo Turi – fuorviante e sbagliato; il nostro sistema conosce, positivamente, un percorso che parte dalle conoscenze per portare alle competenze.  Un sistema flessibile che apre alla creatività e al pensiero critico di cui noi italiani siamo fieri sostenitori e gelosi custodi”.

Ritorna, nelle parole del leader della Uil scuola, la polemica nei confronti dei test standardizzati, i cui risultati “sono costantemente influenzati da variabili poco indicative e di difficile comparazione, utili solo per sostenere la tesi del pensiero unico di tipo neo liberista”, che “punta sull’assunzione diretta e la valutazione di docenti e dirigenti”. Ma “le regole dell’efficienza di mercato non possono essere applicate al settore dell’istruzione che non è omologabile ai settori produttivi”.

Occorre invece lasciare alle scelte politiche nazionali l’individuazione dei mezzi ritenuti più utili per raggiungere gli obiettivi indicati dall’Europa, che ogni Paese membro deve poter realizzare sulla base della propria tradizione culturale e del proprio contesto socio-politico. Ferma restando in ogni caso, conclude Turi, la linea unitaria del sindacalismo scolastico europeo, che intende “porre un freno alla deriva che vuole trasformare l’istruzione, funzione pubblica, in un servizio da collocare sul mercato”.