
Firmato tra il ministero della Salute e l’associazione Slow Food un Protocollo d’intesa per garantire una “buona e corretta” alimentazione al malato, perché anche il cibo contribuisce a migliorare il suo equilibrio psico-fisico facilitando la guarigione.
E come rendere pranzi e cene più succulenti? Portando nel piatto dei pazienti quei prodotti locali e stagionali di qualità, punto di forza delle piccole produzioni tradizionali e artigianali, che nascono nel territorio stesso. Questo vuol dire un rapporto diretto con le realtà agricole locali: In questo modo la maggiore qualità è garantita, anche perché i prodotti utilizzati non sarebbero più sottoposti a lunghi tempi di percorrenza.
Insomma, si punta ad una grande riorganizzazione del modello di ristorazione ospedaliera, senza dimenticare il nodo, spesso dolente, degli appalti: “Oggi – ha sottolineato Turco – sono molte volte assegnati con la logica del prezzo più basso, senza particolare attenzione alla qualità del prodotto; vogliamo, invece, gare d’appalto che puntino al miglior rapporto costo-qualità”. Un’impresa non da poco, se si considera che sono oltre 240 milioni i pasti serviti ogni anno negli ospedali italiani e che i risvolti economici sarebbero rilevanti. E ‘riorganizzare’ significa anche evitare gli sprechi, soprattutto alla luce di un dato: oggi il 50% del cibo somministrato viene poi buttato via.
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