Troppo studio a casa, preside propone lo ‘sciopero dei compiti’

Ieri l’ultima ‘certificazione‘: gli studenti italiani sono tra i più carichi di compiti a casa: i quindicenni, infatti, nel 2012, hanno passato quasi 9 ore a settimana sui libri contro una media Ocse di quasi 5 ore a settimana. E, in vista delle vacanze di Natale che inizieranno tra poco più di una settimana si ripropone quello che è considerato un vero e proprio incubo per molti ragazzi e fonte di ansia per i genitori.

E proprio in vista del ‘doloroso’ rito dell’assegnazione da parte degli insegnanti, Maurizio Parodi, dirigente scolastico, autore di “Basta compiti! Non è così che si impara” e “Gli adulti sono bambini andati a male” invita studenti e genitori a una sorta di “sciopero” dei compiti delle vacanze suggerendo “il ricorso a misure di protezione del minore, e autodifesa della famiglia, a partire dalla consegna ai docenti di una ‘dichiarazione del diritto alla vacanza”’.

Una informativa ai docenti in cui si spiega il perché non verranno svolti i compiti assegnati. “I compiti per le vacanze – spiega Parodi all’agenzia di stampa Adnkronos – sono una contraddizione in termini, un assurdo logico, ancor prima che pedagogico, giacché le vacanze sono tali, o dovrebbero esserlo, proprio perché liberano dagli affanni feriali. Nessun’altra categoria di lavoratori (e quello scolastico è un lavoro molto impegnativo, talvolta alienante e per giunta non retribuito) accetterebbe di prolungare nel tempo libero, e meno che mai di svolgere durante le ferie, compiti professionali imposti”.

“Ma è del tutto normale – evidenzia – che a una simile pretesa debbano assoggettarsi gli scolari: ‘perché si esercitino e non dimentichino tutto quello che hanno imparato’. Evidentemente si ritiene che gli apprendimenti avvenuti durante l’anno scolastico (soprattutto con lo studio domestico) siano davvero ben poco significativi. In effetti, è proprio così: pare accertato che la ‘permanenza’ delle informazioni apprese attraverso l’insegnamento e lo studio domestico non superi i tre mesi (e che il 70% delle conoscenze sia oggi acquisito al di fuori della scuola) – in altre in altre parole: si impara sempre meno a scuola e si dimentica sempre più in fretta ciò che a scuola si impara”.

Parodi suggerisce quindi “il ricorso a misure di protezione del minore, e autodifesa della famiglia, a partire dalla consegna ai docenti di una “dichiarazione del diritto alla vacanza”“ e ne formula una bozza. “Con la presente – si legge nella ‘dichiarazione’ redatta da Parodi – informo che mio figlio non svolgerà i compiti assegnati per le vacanze, perché come tutti i lavoratori (e quello scolastico è un lavoro oneroso e spesso alienante) ha “diritto al riposo e allo svago” – diritto inalienabile sancito dall’Articolo 24 della dichiarazione dei diritti dell’uomo”.

E ancora “perché le vacanze sono degli studenti e non (solo) dei docenti, ai quali nessuno si permetterebbe di infliggere un simile castigo; perché così potrà finalmente dedicarsi, senza l’assillo di magistrali incombenze, a occupazioni creative e ricreative, dalla scuola trascurate o ignorate; – perché insieme potremo fare piccole e grandi cose, divertenti, appassionanti, quelle che l’impegno scolastico (protraendosi a dismisura oltre l’orario di lezione) non permette”.

E “perché starà con gli amici al mare, in montagna, nella natura, all’aria aperta dopo essere stato recluso per ore, giorni, mesi (interminabili) in aule anguste, disadorne, quando non addirittura squallide, asfittiche (vere e proprie aree di compressione psichica); perché leggerà per piacere e non per dovere” e, infine, “perché giocherà moltissimo. La responsabilità di tale decisione – conclude la ‘dichiarazione – è solo mia e l’assumo in quanto legittimo esercente della potestà famigliare, perciò non potrà essere motivo di qualsivoglia azione o provvedimento, meno che mai disciplinare. Non scholae – conclude Parodi citando una frase di Seneca – sed vitae discimus”.

Commentando infine i dati Ocse, secondo Parodi, che, proprio contro i compiti a casa ha creato la pagina Facebook “Basta compiti”, che in due mesi ha registrato 1800 iscrizioni al gruppo, e ha lanciato la campagna che ha superato le mille adesioni, “sono la conferma che non vi è alcuna dimostrazione dell’utilità dei compiti a casa visto che a fronte di tanto impegno abbiamo i risultati dei diplomati peggiori d’Europa”.