Titoli falsi per insegnare. Un pericoloso filone sommerso da smascherare con nuove regole

La settimana scorsa “Il Mattino”, nell’edizione di Caserta, ha dato notizia della scoperta a Latina di titoli falsi presentati da decine di insegnanti casertani per ottenere supplenze, e della conseguente loro esclusione dalle graduatorie.

L’Ufficio scolastico provinciale di Latina aveva scoperto che diversi insegnanti casertani, nominati supplenti a settembre, avevano dichiarato il possesso di titoli culturali e di servizio mai posseduti.

Oltre ad essere immediatamente cancellati dalle graduatorie ed esclusi dalla supplenza, i docenti falsari, al termine delle verifiche, saranno denunciati dall’Ufficio scolastico in sede penale.

Da quanto emerso, non sono stati coinvolti nell’inchiesta scuole o istituti a cui i docenti avevano fatto riferimento nelle loro dichiarazioni per il possesso di titoli.

Tutto, dunque, è stato reso possibile dalle dichiarazioni fornite. Come è possibile?

Il Testo Unico in materia di documentazione amministrativa (DPR 28.12.2000 n. 445) prevede la facoltà di presentare, in sostituzione della documentazione cartacea rilasciata dall’Amministrazione,

dichiarazioni sostitutive sottoscritte dall’interessato.

Lo stesso DPR 445/2000 prevede agli articoli 72 e 73 il controllo delle dichiarazioni sostitutive: “Le amministrazioni sono tenute ad effettuare idonei controlli, anche a campione, e in tutti i casi in cui sorgono fondati dubbi, sulla veridicità delle dichiarazioni sostitutive.

I controlli riguardanti dichiarazioni sostitutive di certificazione sono effettuati dall’amministrazione, consultando direttamente gli archivi dell’amministrazione certificante ovvero richiedendo alla medesima, anche attraverso strumenti informatici o telematici, conferma scritta della corrispondenza di quanto dichiarato con le risultanze dei registri da questa custoditi”.

È quanto ha fatto l’Ufficio scolastico di Latina, grazie al fatto che aveva rilevato evidenti anomalie.

Ma in altri casi, i controlli a campione, se e quando vengono effettuati, difficilmente riescono a intercettare le false dichiarazioni.

Si ha la sensazione che il caso di Latina e altri (pochi), che a volte arrivano all’onore delle cronache, rappresentino la punta dell’iceberg di un diffuso malaffare che aumenta di anno in anno, come una metastasi all’interno del sistema d’istruzione, forte della convinzione che l’inesistenza dei controlli o, quanto meno, l’inefficacia della casualità della loro effettuazione a campione, consente di conseguire facilmente, con frode, il risultato voluto.

È assolutamente necessario mettere in atto azioni alternative ed efficaci, a cominciare dal rendere i controlli a campione del tutto residuali (attualmente, quando si effettuano, sono la regola principale che di fatto vanifica quel “le amministrazioni sono tenute ad effettuare idonei controlli…), operando invece in modo sistematico nei controlli.

Chi deve effettuare i controlli? In prima battuta gli Uffici scolastici provinciali dovrebbero operare, avvalendosi di apposita task-force con rinforzo di organici. Potrebbero operare in sinergia con le segreterie delle istituzioni scolastiche che, purtroppo, in questa fase di ridimensionamento della rete scolastica hanno ben altre incombenze amministrative e gestionali da affrontare.

Come nella lotta ai diplomifici, il ministero potrebbe integrare l’annunciato disegno di legge, prevedendo azioni mirate di rinforzo contro i titoli falsi.

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