Test Invalsi. E’ giusto toglierlo dall’esame di licenza media?

La Flc-Cgil ha chiesto ufficialmente, con una lettera inviata dal suo segretario Pantaleo al ministro dell’istruzione Profumo, di togliere la prova nazionale Invalsi dall’esame conclusivo del primo ciclo.

Alla base della richiesta c’è la critica rivolta al governo per aver scelto “uno stile impositivo e autoritario” per rendere obbligatoria la rilevazione nazionale degli apprendimenti tramite i test Invalsi, ma ci sono soprattutto motivazioni di carattere tecnico, pedagogico e sociale, fondate sulla considerazione (che peraltro vale anche per gli altri test Invalsi, oltre che per quello inserito nell’esame di licenza media) che “la rilevazione è stata sovraccaricata di significati e funzioni fino ad essere, nei fatti, considerata come valutazione di sistema tout court.

L’obiezione mossa dal sindacato (ma condivisa anche da esperti a livello nazionale e internazionale) è che “una qualificata valutazione di sistema non assume come unico parametro gli esiti apprenditivi e considera invece una pluralità di indicatori al fine di correlare gli apprendimenti alle condizioni di contesto nelle quali essi si sono prodotti”.

L’esito dei test soprattutto non può “sostituire la valutazione formativa cui ogni alunno ha diritto e che, doverosamente e opportunamente, è in capo ai docenti”.

Ma è giusto eliminare il test nazionale dall’esame conclusivo del primo ciclo? A giudizio di molti il ‘peso’ della prova Invalsi sul voto finale è eccessivo perché la normativa vigente lo parifica a quello assegnato alle tre prove scritte e alla prova orale, e soprattutto al voto di ammissione, che esprime una valutazione collegiale sull’esito triennale degli studi compiuti dall’alunno, e dovrebbe pesare ben di più anche rispetto alle altre prove d’esame.

Su quest’ultimo punto sembra esistere una larga convergenza da parte di insegnanti ed esperti, mentre la proposta di eliminare tout court la prova Invalsi, lasciando invariato il resto dell’esame, lascia perplessi coloro che ritengono che l’inserimento di una prova nazionale con caratteristiche di oggettività all’interno di un esame totalmente gestito a livello locale offra in ogni caso indicazioni importanti e non altrimenti acquisibili per i decisori politici a livello nazionale e regionale e per le scuole ai fini della autovalutazione della qualità della propria offerta formativa.

Quanto al carattere delle prove, compresa quella inclusa nell’esame, il responsabile del Servizio nazionale di valutazione Invalsi, Roberto Ricci, ha scritto chiaramente, in un articolo pubblicato nell’ultimo numero di ‘Autonomia e Dirigenza’, che esse vanno ricondotte a una “ottica di misurazione e non di valutazione che, come è opportuno, rimane appannaggio della scuola che esprime i propri voti e giudizi basandosi anche su elementi che vanno al di là degli aspetti puramente misuratori”.