Tempo di emergenza/2. La politica scolastica

Cosa potrebbe fare un ministro dell’istruzione presumibilmente tecnico all’interno di un governo presieduto da un supertecnico come l’economista Mario Monti, certamente poco disposto a riallargare i cordoni della spesa pubblica anche per gli stringenti vincoli europei che gravano sul nostro Paese?

Forse poco dal punto di vista della quantità di risorse finanziarie mobilitabili, ma certamente molto sotto il profilo della qualità degli interventi, alcuni dei quali sarebbero (relativamente) low cost ma ad alto rendimento immediato e differito: tra questi lo sviluppo della valutazione di sistema, l’accelerazione dei concorsi ispettivo e a dirigente scolastico, la ratifica dell’Accordo Quadro di attuazione del Titolo V già condiviso in sede di Conferenza Unificata, il cambiamento di funzioni dell’amministrazione centrale, lo sblocco dei TFA, e sul versante università e ricerca il completamento delle riforme avviate, con pochi assestamenti da fare però soltanto in via amministrativa.

Il vantaggio di un ministro tecnico, nel poco tempo che intercorrerà tra la formazione del nuovo governo e le elezioni politiche del 2013 (sempre che non vengano anticipate), sarà quello di non dover fare mediazioni preventive con i partiti politici, e di poter utilizzare liberamente la leva amministrativa, che nel settore dell’istruzione consente al ministro pro tempore, ancor più se tecnico, ampi spazi di interpretazione e gestione delle norme.