Racconta in un tema che viene bullizzato, prof mostra ai genitori errori grammaticali. Quando la realtà supera la finzione

Non è facile oggi il lavoro degli insegnanti. Particolarmente delicato e difficile è l’impegno dei professori che devono quotidianamente gestire il complesso rapporto con gli adolescenti spesso in crisi personale o coinvolti in conflitti con compagni o adulti. Può anche capitare che qualche insegnante sia più attento alle conoscenze da far conseguire che alle problematiche dei propri studenti.

Si racconta che in una scuola, durante l’intervallo, due ragazzi passano accanto a un’insegnante che li sente proferire questa frase minacciosa verso una compagna: “A quella lì, appena fuori, gli do un cazzotto che ricorderà per tutta la vita!”
La prof. richiama il ragazzo: “gli do un cazzotto? Vorrai dire: le do un cazzotto!”.

Probabilmente questa storiella è inventata, ma quel che è successo alcune settimane fa in un liceo scientifico, in occasione del colloquio con i genitori, è invece e purtroppo vero.

Il professore di lettere, un insegnante apprezzato anche per la sua riconosciuta professionalità, mostra alla madre di uno studente l’ultimo compito in classe e ne legge alcuni passaggi in cui il ragazzo confessa il suo disagio, l’isolamento rispetto ai compagni, raccontando di sentirsi vittima di frequenti atti di bullismo e di vedere scemare la motivazione allo studio con molti sogni del suo futuro che stanno sfumando.

Il professore legge vari passaggi di quella confessione drammatica e toccante e, rivolgendosi alla madre, esclama: “Ha notato anche lei che qui manca più volte la consecutio? Suo figlio deve applicarsi e migliorare”.

A volte la realtà supera la finzione. Speriamo sia un caso unico.

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