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Tar: L’alunno dislessico non può avere 5 in condotta

Uno studente affetto da dislessia di un liceo scientifico di Grottaferrata si è trovato con un voto insufficiente nel comportamento al termine del primo trimestre.

I genitori del ragazzo hanno deciso di impugnare davanti al Tar Lazio quella valutazione negativa, chiedendone l’annullamento e, in via incidentale, la sospensiva.

In data 14 aprile il magistrato preposto all’esame della richiesta ha disposto con ordinanza n. 1390 la sospensione del cinque in comportamento, in quanto nella valutazione il consiglio di classe “non ha tenuto conto del conclamato disturbo di apprendimento dell’allievo (dislessia)”.

Si tratta di una pronuncia a dir poco sconcertante, perché probabilmente nessuno, fino ad oggi, ha ritenuto che la dislessia possa incidere sull’alunno provocandogli turbe di comportamento tali da portarlo a gravi atteggiamenti negativi.

La stessa legge 170/2010 che recentemente ha regolato per via legislativa i DSA, nel definire la dislessia ne precisa gli effetti sull’alunno che ne è affetto, senza riferirsi anche a disturbi comportamentali. La norma infatti recita, in proposito: “Ai fini della presente legge, si intende per dislessia un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà nell’imparare a leggere, in particolare nella decifrazione dei segni linguistici, ovvero nella correttezza e nella rapidità della lettura”.

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